Mons. Carlo Maria Viganò, già Nunzio Apostolico negli Stati Uniti, subirà un processo in Vaticano con l’accusa – gravissima – di essersi macchiato del delitto di scisma, ovvero del rifiuto di sottomissione al Papa o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti. Ne ha dato notizia lo stesso Viganò, e uno scisma è una vicenda che è bene ricostruire con una certa attenzione, tramite un post sul social di Elon Musk “X”, e con un lungo comunicato sul suo stesso blog “Exurge Domine”, dove argomenta in modo ampio la sua posizione e non risparmia toni durissimi, insofferenti e si scaglia nuovamente (dopo una lunga serie di contestazioni, battaglie e anatemi) contro Papa Francesco, che cita solo tra virgolette, e che preferisce chiamare solo Jorge Mario Bergoglio.



Fin dalle prime righe del comunicato il prelato trattiene a stento la penna da affondi polemici e stilettate, quando sottolinea che “con una semplice eMail” il Dicastero per la Dottrina della Fede, che fu presieduto da Joseph Ratzinger e ora è affidato al Card. Victor Manuel Fernández, gli ha comunicato “l’avvio di un processo penale extragiudiziale, con l’accusa di essere incorso nel delitto -puntualizza Viganò – di scisma e contestandomi di aver negato la legittimità di «Papa Francesco», di aver rotto la comunione «con Lui» e di aver rifiutato il Concilio Vaticano II”. E da qui, Viganò, con sarcasmo e non prima di aver ricordato come “presuma” che anche la “condanna sia già pronta”, ricomincia un lungo attacco al pontificato del Papa argentino in un compendio delle sue “battaglie” di resistenza al papato definendo il Concilio Vaticano II un “cancro ideologico, teologico, morale e liturgico” di cui la “chiesa sinodale” bergogliana è “necessaria metastasi”.



MONS. VIGANO’, “SCISMA” L’ACCUSA NEI SUOI CONFRONTI, COSA E’ SUCCESSO

La prima tappa nel processo a carico di Mons. Carlo Maria Viganò per scisma, è stata del tutto interlocutoria e diversi elementi fanno supporre che dal Vaticano non si abbia la minima intenzione di replicare ufficialmente, quanto meno in sede diversa da quella del procedimento contro Viganò, alla serie di accuse mosse per l’ennesima volta dall’ex Nunzio. Unico commento, almeno fino ad ora, lo ha fatto il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, che a margine di un convegno ha dichiarato di “non aver capito” cosa possa “essere successo” a una persona che ha sempre stimato per il suo essere un grande lavoratore e di cui ha un giudizio positivo del lavoro come Nunzio Apostolico negli Stati Uniti, carica che Mons. Viganò ha ricoperto fino al 2016, due anni prima della deflagrante lettera in cui chiese le dimissioni di Papa Francesco dal pontificato a seguito del caso del cardinale statunitense Theodore McCarrick. “Mons. Viganò ha assunto alcuni atteggiamenti e alcuni gesti di cui deve rispondere”, ha proseguito Parolin, che ha concluso ritenendo “normale” che il Dicastero abbia “preso in mano la situazione” e si è detto sicuro che stia svolgendo le necessarie ricerche per “approfondire la questione”.



Alle 1530 del 20 Giugno 2024, dunque, il prelato avrebbe dovuto nominare un suo difensore o presentarsi per rispondere delle accuse – e Viganò su quella di scisma non ha reso noto cosa abbia deciso di fare – o in alternativa entro il 28 di Giugno potrà presentare una memoria di difesa scritta per non incorrere nella conseguenza di subire un giudizio “in sua assenza”. Ma al di là di come tecnicamente si svilupperà la vicenda processuale, un giudizio di merito chiaro su cosa stia capitando lo dà lo stesso Mons. Viganò, che ritiene “un onore” le accuse che gli sono state rivolte, asserendo che nella stessa formulazione dei capi d’accusa si trovi “conferma delle tesi che ho più e più volte sostenuto nei miei interventi”.

Insomma, Mons. Viganò pare deciso, anzi, pare che non veda l’ora di andare allo scontro accusando “Bergoglio” di aver “ridotto la Chiesa alla sua contraffazione”, arrivando a “ripudiare gli errori neomodernisti insiti nel Concilio Vaticano II”, a “ripudiare respingere e condannare gli scandali, gli errori e le eresie di Jorge Mario Bergoglio” e a definire “profetica” la “scelta di Mons. Lefebvre” (che creò, come è accusato Viganò, uno scisma in seno alla Chiesa cattolica tutt’ora in essere e che subì anche la scomunica papale, cancellata da Papa Benedetto XVI che con questo gesto aprì la porta a una riconciliazione che i lefebvriani non vollero mai). Ora, almeno considerando i toni e, diciamo, a “titolo personale” pare che Mons. Viganò sullo scisma voglia ripercorrere i medesimi passi di Lefebvre.