Arrivano da più ambiti le reazioni alla richiesta di rimozione della statua del giornalista Indro Montanelli dall’omonimo parco milanese, sollevata dai Sentinelli della città. Ad esprimersi, come riferisce RaiNews, è stato anche l’assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia ed esponente di Fratelli d’Italia, Riccardo De Corato, il quale ha commentato: “è una vergogna, un attacco alla memoria di uno dei più grandi giornalisti italiani. La Floyd mania sta offuscando le menti anche di qualche consigliere comunale”. Tra i consiglieri comunali la proposta ha sollevato il dibattito e qualche consenso tra i consiglieri del Pd ma il capogruppo del partito, Filippo Barberis, ha già fatto sapere di essere “molto lontano culturalmente da questi tentativi di moralizzazione della storia e della memoria che trovo sbagliati e pericolosi. Montanelli ha commesso un grave errore ma questi sono atteggiamenti di censura più che di riflessione e sono lontanissimi dalla sensibilità di Milano”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
SEVERGNINI: “NON SI TOCCA”
Tante le reazioni alla proposta dei Sentinelli di Milano di togliere la statua di Indro Montanelli perché razzista. Il web si è diviso, tra chi si è detto d’accordo e chi invece considera la proposta una follia, netta invece la posizione di Beppe Severgnini. Sulle colonne del Corriere della Sera, il giornalista ha spiegato che espellere la statua dai giardini milanesi sarebbe assurdo, offensivo e controproducente: «Lo scriviamo perché l’uomo e il professionista non meritano un affronto del genere; e non lo meritano Milano, l’Italia e gli italiani, già provati da mesi drammatici. Abbattere la statua di un dittatore può essere un gesto liberatorio; rimuovere la statua di un giornalista libero puzza di fanatismo». E Severgnini ha messo in risalto un dettaglio, che l’eventuale gesto regalerebbe molti moderati alla destra estrema: «È accaduto altrove, per esempio negli Usa: i fanatici della «correttezza politica» hanno contribuito a portare Donald Trump alla Casa Bianca. Lasciateci perciò i Giardini Montanelli, con la loro statua. Dei Giardini Sentinelli, con le loro ossessioni, facciamo volentieri a meno». (Aggiornamento di MB)
SENTINELLI MILANO VS INDRO MONTANELLI, LE PAROLE DI MORELLI
Continua a far discutere la richiesta de I Sentinelli di Milano, organizzazione antifascista che si batte per i diritti e che, con una lettera indirizzata al sindaco Sala ed al Consiglio comunale ha chiesto la rimozione della statua di Indro Montanelli dall’omonimo parco milanese. Alla richiesta, come riferisce RaiNews, ha aderito anche l’Associazione di promozione sociale (Arci). In attesa che possa esprimersi il primo cittadino, la risposta al momento è un no trasversale. Alessandro Morelli, capogruppo della Lega al Comune di Milano e parlamentare, in merito ha commentato: “Il fatto che il Partito Democratico ipotizzi di discutere l’idiozia lanciata dai novelli stalinisti di voler mettere le mani sulla statua a ricordo di Montanelli, un grande milanese e italiano, dimostra che il Dna della sinistra caviale e champagne è sempre quello della cancellazione della storia scomoda”. Quindi ha proseguito, come riferisce l’Ansa: “La cancellazione della storia in questo caso è rappresentata da un grande uomo, un gigante del giornalismo, che forse loro invidiano, e una vittima delle Br”. Rivolgendosi poi a Sala ha auspicato che possa prendere posizione “e provi a dimostrare almeno su questo che politicamente non è una sòla”. Salvini era stato tra i primi ad intervenire dicendosi ovviamente contrario. I Sentinelli rimarcano il fatto che il giornalista avesse “rivendicato con orgoglio il fatto di aver comprato e sposato una bambina eritrea di dodici anni perché gli facesse da schiava sessuale”. (Aggiornamento di Emanuela Longo).
LA RICHIESTA DEI SENTINELLI DI MILANO
Ha sollevato non poche polemiche la lettera appello scritta dai Sentinelli di Milano ed indirizzata al sindaco Beppe Sala ed al consiglio Comunale del capoluogo lombardo, con la quale viene chiesta esplicitamente la rimozione della statua del giornalista Indro Montanelli presente nell’omonimo parco cittadino. “A Milano ci sono un parco e una statua dedicati a Indro Montanelli, che fino alla fine dei suoi giorni ha rivendicato con orgoglio il fatto di aver comprato e sposato una bambina eritrea di dodici anni perché gli facesse da schiava sessuale, durante l’aggressione del regime fascista all’Etiopia”, si legge nella missiva. I Sentinelli, oltre ad accusare il grande giornalista di razzismo, invitano anche ad intitolare il parco “a qualcuno che sia più degno di rappresentare la storia e la memoria della nostra città Medaglia d’Oro della Resistenza”. La lettera arriva dopo le proteste che si sono svolte anche a Milano in seguito alla morte choc dell’afroamericano George Floyd da un agente bianco a Minneapolis e viene citato anche quanto accaduto a Bristol, dove la folla ha abbattuto la statua di Edward Colston, considerato un commerciante di schiavi africani.
“MONTANELLI RAZZISTA, VIA STATUA”: LE REAZIONI
La lettera pubblicata sulla pagina Facebook I Sentinelli di Milano, ha scatenato alcune reazioni politiche, a partire dal leader della Lega, Matteo Salvini, che ha prontamente tuonato: “Giù le mani dal grande Indro Montanelli! Che vergogna la sinistra, viva la libertà”. Ad intervenire, come riferisce Corriere della Sera, anche l’assessore regionale alla sicurezza, immigrazione e polizia locale, Riccardo De Corato, la proposta “uno sfregio alla memoria del giornalista, Sala prenda subito le distanze”. Alcuni consiglieri del Pd si sono detti favorevoli a discuterne in aula anche se il capogruppo del partito Filippo Barberis ha ritenuto “incomprensibile dedicare tempo all’argomento in Comune in questa delicatissima fase dove dovremmo avere ben altre priorità e progetti. Sono molto lontano culturalmente da questi tentativi di moralizzazione della storia e della memoria che trovo sbagliati e pericolosi. Atteggiamenti che hanno a che fare più con la categoria della censura che della riflessione critica e che hanno ben poco a che vedere con la sensibilità della nostra città”. Secondo Matteo Forte di Milano Popolare i Sentinelli, autori della lettera-appello, sono i “talebani dell’antifascismo. Siamo in tempo di esami di maturità, ripassino la storia e scopriranno che nella città medaglia d’Oro della Resistenza il giornalista fu fatto prigioniero e condotto a San Vittore dai nazisti per poi essere liberato da patrioti cattolici”.