Il Principato di Monaco che conta 39mila abitanti su una superficie di due chilometri quadrati accoglie le nuove richieste di residenza se soddisfano pochi ma indispensabili principali requisiti. Per diventare residenti occorre affittare o acquisire un bene immobiliare nel piccolo Principato, fornire un estratto del casellario giudiziario emesso dallo Stato di origine e aprire un conto bancario in una delle molte banche presenti sul territorio.
Sono oltre 8mila i nostri connazionali che vivono nel Principato e, dopo i francesi, siamo la seconda nazionalità per numero. Inoltre, più di metà degli italiani residenti a Montecarlo proviene dalla Lombardia e dalle aree limitrofe, trattasi soprattutto di imprenditori, finanzieri, professionisti, vip e campioni sportivi che nel Principato non pagano nessuna imposta sui redditi delle persone fisiche. I fortunati italiani defiscalizzati già residenti dovranno dimostrare che la loro posizione a Montecarlo è reale e che lì si trova davvero il centro dei loro “interessi vitali”. Infatti, i domicili fittizi hanno allertato il Fisco che è partito alla ricerca dei falsi residenti nella terra dei Grimaldi e ha avviato gli accertamenti su parecchie posizioni.
Moltissimi i nomi noti, anche il tennista Jannik Sinner è un residente d’eccellenza. In una conferenza stampa ha affermato che a Monaco “ci sono tanti giocatori con cui puoi allenarti, le strutture sono perfette. Sto bene lì, ho una vita normale, posso andare al supermercato con zero problemi”. Quindi non solo per benefici fiscali, ma è un luogo di residenza popolare per molti italiani, sia per motivi lavorativi che per il suo clima favorevole e la sua posizione privilegiata sulla costa. Inoltre, offre anche un’opportunità di vivere in un ambiente cosmopolita e lussuoso, circondati da bellezze naturali e servizi di alta qualità, come l’assistenza sanitaria. Infine, la vicinanza all’Italia consente facilmente di mantenere legami con familiari e amici.
Montecarlo è un paradiso fiscale dal 1869, anno in cui i suoi cittadini sono stati esentati dalla tassazione diretta. Il principe Carlo III rimosse ogni tipo di tassazione per i residenti: niente imposte sul reddito, sul patrimonio o sulle plusvalenze. Sebbene l’aliquota Iva standard del Principato di Monaco sia al 20% come in molti altri Paesi europei, esistono tuttavia altri beni e servizi che sono soggetti ad aliquote Iva più basse.
L’accelerazione dell’Agenzia delle Entrate sugli italiani residenti nel Principato di Monaco è stata agevolata dall’accordo firmato nel gennaio 2022 tra Fisco, Comando regionale della Lombardia della Guardia di Finanza e Comune di Milano, dal direttore delle Entrate, dal Sindaco Giuseppe Sala e dal direttore della Direzione specialistica incassi e riscossioni del capoluogo lombardo. L’apposito protocollo prevede una cooperazione rafforzata per il contrasto all’evasione fiscale con controlli mirati su particolari tipologie di soggetti, attività e operazioni. È da sottolineare il fatto che quando la segnalazione qualificata arriva dal Comune, il gettito recuperato finisce totalmente nelle casse dell’amministrazione locale. La collaborazione consentirà alla Direzione regionale della Lombardia dell’Agenzia delle Entrate di focalizzare il lavoro su obiettivi particolarmente concreti visto che provengono dall’incrocio di banche dati, anche catastali, con l’attività svolta dal Comune di Milano sul suo territorio. Protocolli di intesa simili sono stati firmati con quasi la metà dei 1.506 comuni della Lombardia e rappresentano uno step importante per rendere più efficace la lotta all’evasione fiscale.
Monaco non è però l’unico obiettivo delle forze dell’Agenzia delle Entrate che stanno passando al setaccio le posizioni di tutti gli iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, concentrandosi su Lussemburgo (30.933 italiani secondo il censimento Aire relativo al 2021), Dubai (10.795 contando anche gli altri Emirati), Svizzera (639.508) e Liechtenstein (1.824 italiani iscritti). Il numero degli ex residenti a Milano che si sono iscritti all’Aire è salito dagli 80.140 del 2016 ai 93.230 del 2020, con un aumento del 12,6%.
A Milano l’iniziativa contro i falsi residenti all’estero si era aperta già nel 2017 e aveva portato alla costituzione all’interno della Procura del “Pool latitanti fiscali” con l’obiettivo di dare la caccia proprio ai finti residenti all’estero. Anche perché la Lombardia è la regione dalla quale è arrivato il maggior numero di istanze di adesione alla prima voluntary disclosure, il 49,07% del totale. Un “modello Lombardia” che potrebbe essere presto replicato in altre regioni e con altri grandi comuni italiani, soprattutto per gli effetti positivi per le casse comunali.
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