Per definire le indagini che hanno portato Olindo Romano e Rosa Bazzi all’ergastolo per la strage di Erba, il sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser, ha usato un’espressione irrituale. Ha parlato, infatti, di un contesto investigativo «malato». A ripercorrerlo negli ultimi anni Antonino Monteleone, inviato di punta de Le Iene. La sua inchiesta è iniziata nel 2018 e ha portato alla luce molti elementi su cui la procura generale di Milano ha chiesto ai colleghi di Brescia di valutare la riapertura delle indagini e l’eventualità di un processo di revisione per i coniugi. «Non abbiamo la consapevolezza del rapporto che esiste tra chi fa la cronaca giudiziaria e chi somministra, di volta in volta, le informazioni», dichiara Monteleone nell’intervista rilasciata al Riformista. A tal proposito, aggiunge di continuare a leggere «alcune clamorose falsità» sui giornali, che nel 2006 erano scusabili per la Iena, mentre ora «tradiscono i sintomi della disinformazione consapevole». Il riferimento è ai cosiddetti «giornalisti impiegati», che si limitano a riportare quanto esce da procure e tribunali, senza approfondire i contenuti.
Nel caso di Antonino Monteleone, è stato un amico, Felice Manti, a trascinarlo nelle stranezze del processo sulla strage di Erba, perché fino ad allora la cronaca nera non lo appassionava. A sconvolgerlo le confessioni di Olindo Romano e Rosa Bazzi, «un racconto che stentato è dire poco». Inoltre, il testimone Frigerio, sopravvissuto alla strage di Erba, aveva riconosciuto inizialmente un’altra persona, non Olindo. Ma il via libera di Davide Parenti, “papà” de Le Iene, per occuparsi della vicenda non è arrivato subito. Nel frattempo, Antonino Monteleone lavorava al caso Davide Rossi. Dopo mesi di studio, il primo servizio sulla strage di Erba è andato in onda nel settembre 2018. Così sono cominciati i primi attacchi.
MONTELEONE ATTACCA MENTANA E DIFENDE LE IENE
«Se passa l’idea che il giornalista che verifica gli angoli oscuri di un’inchiesta o di una sentenza (anche se definitiva) è un criminale da mettere all’angolo stiamo messi male», osserva Antonino Monteleone. Nell’intervista al Riformista ricorda che diritto e dovere del giornalismo è anche quello di «vigilare sull’esercizio di un potere». Ma se medici e politici per i loro errori vengono massacrati, lo stesso non si può dire per i magistrati, secondo l’inviato de Le Iene. «Sono intoccabili». Ogni prova va verificata, anche quella che sembra più solida. «Oggi va molto di moda il fact-checking sulle affermazioni dei politici, ma perché non prova nessuno a farlo sulle sentenze?», si chiede il giornalista. Nel caso della strage di Erba, uno dei problemi è che le procure hanno cominciato a diffondere informazioni che poi in fase di dibattimento si sono rivelate false, ma nel frattempo «hanno contribuito alla costruzione dei mostri per il tribunale dell’opinione pubblica e chissà forse hanno influenzato anche la giuria popolare». Monteleone tira in ballo anche Mentana a Matrix, dove «con i soli atti dell’accusa, imbastisce una fiction che sarà un successo televisivo, ma è zeppa di ricostruzioni errate». C’è poi chi delegittima l’inchiesta de Le Iene: «Per qualcuno è insopportabile il successo della trasmissione. Certo tutti hanno qualcosa da farsi perdonare e noi non facciamo eccezione, ma negli anni in quanti possono vantare lo stesso numero di inchieste in grado di imporsi al centro del dibattito?». L’elemento ricorrente in queste vicende per il giornalista è la pigrizia di alcuni investigatori e colleghi. «Sono convinto, ad esempio, che se Azouz Marzouk fosse stato in Italia, anche a centinaia di chilometri da Erba, ci sarebbe lui oggi all’ergastolo: aveva il physique du role perfetto».
“SCONTRO INTERNO ALLA PROCURA GENERALE DI MILANO”
Nell’intervista al Riformista non si sbilancia però con le previsioni Antonino Monteleone, secondo cui «si è già accesa la miccia di uno scontro interno alla Procura Generale di Milano. Il capo dell’ufficio potrebbe fermare tutto, ma mi sembrerebbe qualcosa di assurdo». La situazione è inedita e per certi versi paradossale secondo l’inviato de Le Iene. Il suo auspicio è che il capo dell’ufficio di Tarfusser, cioè Francesca Nanni, dia il via libera affinché l’istanza finisca alla Corte d’Appello di Brescia e venga discussa con quella della difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi. Infine, riguardo il fatto che i reperti sono andati distrutti senza alcuna autorizzazione, Monteleone spiega: «I responsabili dell’ufficio corpi di reato dello stesso Tribunale si sono contraddetti a vicenda e l’indagine scaturita dalle ispezioni del Ministero è stata archiviata. Forse si aspettavano un’altra confessione, che non c’è stata».