Il governo ha facoltà di evidenziare eccezioni sui rilievi mossi dalla Corte dei ContiGiorgia Meloni arriva dall’ex presidente del Consiglio Mario Monti, che nell’intervista a Repubblica esprime il suo timore che sul Pnrr si infranga quel rapporto costruttivo e positivo che il governo Meloni intrattiene con l’Europa. «Quello che va evitato, a mio parere, è dare l’impressione dell’insofferenza verso la separazione dei poteri», dichiara il senatore, secondo cui sarebbe «un segnale negativo» quello di uno scontro istituzionale tra i poteri statali. «La nostra democrazia, come quella degli altri Paesi, contempla l’azione di organismi di controllo che devono essere indipendenti dal gioco politico, e questo nell’interesse di lungo termine del Paese», osserva Monti, che poi rinnova i complimenti dei giorni scorsi all’esecutivo.
«Va dato atto al governo Meloni di avere stupito. Intanto nessuno parla di più dell’Europa come di una entità diversa da noi, che risponde a oscuri complotti orditi da Francia e Germania per annichilirci. Ed è molto. Poi, con una conversione degna della via di Damasco, il governo sta mantenendo la finanza pubblica su un binario di stabilità di cui ci danno atto a Bruxelles». D’altra parte, Mario Monti riconosce una maggiore coerenza da parte dell’Europa riguardo le richieste agli Stati membri, rispetto a quanto accadeva in passato. A tal proposito, fa l’esempio delle riforme del 2011-12, tra cui quella delle pensioni: «La Commissione e la Bce prescrivevano dosi di austerità sicuramente eccessive, e rendevano così ancora più difficile la già complicata azione».
MARIO MONTI “PNRR? RIFORME NON SONO NEGOZIABILI”
A proposito di quegli anni, viene ancora evocato il fantasma della Troika quando si parla di Mes. «Ecco un vero potenziale punto di scontro con i partner, direi oggi il principale», afferma Mario Monti. Nell’intervista a Repubblica definisce lo stallo «incomprensibile» e ribadisce di aver suggerito che il Parlamento, autorizzando il governo a ratificare il Mes, «vincoli l’esecutivo a richiedere una nuova autorizzazione parlamentare ove volesse domandare un finanziamento allo stesso Mes». Riguardo il Pnrr, anche l’ex premier apre ad un ridimensionamento: «Io non ci troverei nulla di scandaloso se il governo facesse una revisione seria e documentata ed escludesse qualche investimento tra quelli da finanziare a debito». Anzi, per Monti il Pnrr andava ritoccato già tempo fa, ma ora non c’è tempo da perdere. «Un punto fermo deve restare: il Pnrr è composto, come sapete, da due parti, investimenti e riforme. Le riforme vanno fatte e non sono negoziabili». Nessuna esclusa, anzi risolvendo quei nodi si può recuperare capacità di programmazione secondo Monti.
Ciò è importante per il governo Meloni, «che dimostrerebbe che con una maggioranza forte e un orizzonte temporale ampio, in presenza di una vera determinazione politica, si possono infrangere i muri di cristallo delle corporazioni, delle lobby, degli interessi di categoria. Sarebbe un cambiamento epocale, conseguibile tra l’altro senza nessun costo monetario». Riguardo il ritardo, ritiene che una soluzione sia una via diretta tra Palazzo Chigi e Mef, non a caso quando gli fu conferito l’incarico di governo, Monti nella fase iniziale ricopriva anche la carica di ministro dell’Economia prima di affidarla a Vittorio Grilli. Il Pnrr italiano è importante per la stessa Europa, essendo «il primo grande banco di prova verso un passaggio storico sulla via della solidarietà». L’Italia, che ne è il principale beneficiario, «ha la grossa responsabilità di non farlo fallire».