La situazione sanitaria attuale ha fatto di Monza la “nuova Codogno” o “nuova Bergamo“. Non ci si nasconde più nella Brianza: il contagio da coronavirus diffuso ormai a macchia d’olio in tutta la Lombardia ha portato il direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Monza, Mario Alparone, a lanciare l’allarme per quanto riguarda l’ospedale San Gerardo di Monza: “La capacità di mantenere attivo un ospedale dipende dall’equilibrio tra entrate e uscite di pazienti. Questo equilibrio da circa una settimana è stato progressivamente compromesso“, ha ammesso. Alla base del collasso della struttura, a detta di Alparone, ci sarebbero due fattori fondamentali: “Il primo dipende dal fatto che i trasferimenti di pazienti che prima venivano assorbiti dagli altri ospedali della Brianza ora è venuto meno e diventa urgente che si attivino anche verso ospedali meno colpiti dal nostro. Inoltre – aggiunge – nel frattempo abbiamo sì acquisito 40 medici, 45 infermieri di comunità e 34 infermieri a tempo determinato, ma abbiamo anche 340 operatori sanitari positivi a casa: un numero straordinario. Il personale era sufficiente in tempo di pace, non lo è più invece adesso in una situazione che non esito a definire eccezionale“.



MONZA, DRAMMA ALL’OSPEDALE SAN GERARDO: “SIAMO LA NUOVA CODOGNO”

La drammatica situazione respirata a Monza ha portato Alparone a lanciare un ultimo appello: “Serve l’intervento dell’Esercito e della Protezione civile, servono forze esterne, l’ho chiesto alla Regione: adesso l’epicentro della pandemia siamo noi“. L’aspettativa del direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Monza è di “essere supportato come noi abbiamo supportato gli altri in fase uno“. Il riferimento è al periodo in cui la gran parte dei malati Covid ospitati al San Gerardo di Monza proveniva da altre zone della Lombardia. Adesso è il momento di ricambiare la “generosità” di una struttura che ha visto esaurire i posti letto. Secondo quanto riportato da “ilgiornale.it“, attualmente i malati nel nosocomio sarebbero 450, di cui 43 in terapie intensive. Lo scenario è quello al quale ci siamo purtroppo abituati: barelle dei malati sparse in tutti i reparti e un continuo via vai di ambulanze, con tutti i codici verdi sistematicamente dirottati da giorni verso altre strutture.

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