A Monza una classe prima presso la scuola media Pertini ha registrato alunni solo stranieri, nemmeno un italiano. A segnalare la vicenda è il quotidiano online PrimaMonza, che riporta anche le parole della dirigente scolastica Anna Guglielmetti, che specifica: «E proprio l’integrazione è la parola d’ordine quando si raggiungono questi livelli, perché qui diventa fondamentale insegnare l’italiano ai genitori per evitare che si trovino a parlare tra di loro in arabo».
La scuola facente parte del Comprensivo di San Rocco a Monza, è stata premiata con il riconoscimento «Scuole amiche dei bambini» e sorge in un quartiere senza dubbio complicato: «Mi fa male che le persone del quartiere non apprezzino il valore di una scuola che dà tantissimo, io potevo andarmene e ho scelto di restare», ha aggiunto ancora la preside che poi prosegue: «La scuola è di tutti e non deve fare eccezioni, se chi abita nel quartiere scappa dalle scuola della zona alla fine gli italiani si sentiranno esclusi perché l’istituto verrà scelto solo dai bimbi di origine straniera, prevalentemente egiziani, la sfida invece è la convivenza».
MONZA, CLASSE SENZA ALUNNI ITALIANI, TUTTI STRANIERI: “GLI ITALIANI CHE SCAPPANO DA QUI…”
Quindi la dirigente ha cercato di motivare il perchè di questa classe fatta di soli stranieri: «L’unica classe a 36 ore è stata preferita solo dai genitori stranieri, siamo stati costretti a fare una classe in meno perché abbiamo perso iscritti e così è sempre più difficile creare classi equilibrate. Gli italiani che da qui scappano creano un disagio a chi resta».
La scuola media del comprensivo Koiné tiene un corso di italiano per i genitori stranieri, ma non solo: «Stiamo lavorando per portare qui una sezione per adulti del Cpa, l’istruzione per adulti, così oltre a insegnare la lingua ai genitori possiamo aiutarli a prendere il diploma». Fra i progetti anche quello di un Pop Green, che ha permesso ai bimbi di scoprire la terra e la natura: «Ci siamo dedicati alle coltivazioni e abbiamo insegnato ai bambini cosa significa la biodiversità e come si debba attendere dopo la semina per il raccolto. Poi alla fine da quel laboratorio sono arrivati i frutti che abbiamo donato a Unicef», le parole di Nicolina Incollà, docente.