Un complottista e due ex-astronauti si imbarcano in una corsa contro il tempo per impedire che la Luna si schianti sul nostro pianeta e sconfiggere la misteriosa entità che ne ha deviato l’orbita: sembra la trama di un film inventato ad hoc per apparire in una pellicola di stampo comico, eppure esiste davvero, ed è stato diretto da nient’altri che il regista di Independence Day. Riuscirà questo film di intrattenimento nell’a quanto pare non facile impresa di intrattenere il proprio pubblico per un paio d’ore?
No. Ironia a parte, c’è veramente poco da dire su un simile prodotto, considerato quanto è stereotipico e generico, a partire dai personaggi: John Bradley è la spalla comica e il cuore del film, Patrick Wilson l’eroe tutto d’un pezzo, Halle Berry la donna – perché in qualunque film del genere non può non mancare la coprotagonista femminile, spesso nei panni di perno serio del trio. Ognuno di loro ha i suoi legami emotivi a cui dovremmo affezionarci, ma sono scritti in maniera pigra e scontata, tra famigliole da salvare e madri malate perché così alla signora in terza fila scende la lacrimuccia.
Questa scrittura superficiale risulta problematica anche sul piano del ritmo: il terzo atto è un continuo andare avanti e indietro tra la missione per salvare il mondo e i pericoli in cui incorrono i familiari dei protagonisti, di gran lunga la parte più debole del film. Se mi hai già detto che la Terra è sul punto di esplodere perché mi devi mettere i comprimari in situazioni che non alzano la posta in gioco, né risultano interessanti quanto quelle nello spazio? A questo proposito, il film tenta di imbastire un mistero attorno a cosa potrebbe aver causato la deviazione dell’orbita naturale. Tuttavia, non solo la risposta a questo enigma non sembra importare praticamente a nessuno, ma viene risolta in maniera sbrigativa e banale mentre avrebbe dovuto essere stata la colonna portante del film.
Il più grande peccato della pellicola non sono i suoi difetti, bensì la sua mediocrità: se la regia fosse delirante, le scene d’azione fossero assurde e gli attori fossero dei cani avremmo qualcosa di cui parlare, ma nessuno di questi elementi è tanto problematico da meritare attenzione. Colonna sonora non pervenuta, effetti visivi traballanti, personaggi superficiali, e nonostante tutto niente che rimanga impresso. Nel suo grigiume Moonfall è un film che si prende sul serio, ed è quindi con tono serio che giudichiamo fallimentare il suo tentativo di costruire qualsiasi tipo di dramma o tensione.
A pensarci meglio c’è un elemento del film che rimane impresso: è una scena in cui degli scienziati stimano di tre mesi il tempo che impiegherà la Luna a schiantarsi, e uno di essi fa notare che avvicinandosi l’astro lunare i mesi si sarebbero fatti più corti, equivalendo quindi a tre settimane. Tralasciando che niente in quest’osservazione ha alcun senso, Moonfall esercita un simile effetto di distorsione temporale: raggiunto un certo punto della pellicola lo spettatore si prepara al climax finale, è già pronto a uscire e si rende conto che rimane ancora un’ora di film, che lo terrà lì incatenato come in un limbo di mediocrità.
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