COS’È LA MORAL SUASION DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA?
La corsa al Quirinale è entrata nel vivo e in queste ore è tornata di moda la moral suasion del Presidente della Repubblica. Ma di che cosa si tratta? Il capo dello Stato ha a disposizione una serie di poteri sanciti dalla Costituzione, ma non solo. Con questa prassi, infatti, fa riferimento alla trama di relazioni e di raccordi che il Presidente della Repubblica intrattiene e instaura con gli altri organi costituzionali, con i titolari di uffici pubblici, con i rappresentanti delle forze politiche e gli esponenti della società civile.
Entrata a fare parte del vocabolario politico, la moral suasion del Presidente della Repubblica rappresenta in altri termini un’azione di persuasione morale. Complice la grande autorevolezza del capo dello Stato, riconosciuta dalla Carta Costituzionale, è possibile infatti orientare scelte e comportamenti altrui in relazione all’adozione di atti formali.
LA MORAL SUASION DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: I CASI EINAUDI E PERTINI
La moral suasion del Presidente della Repubblica non prevede dunque azioni, bensì suggerimenti, pressioni o veri e propri aut aut. Tipica dei momenti di tensione o di stallo a livello politico, è diventata una prassi con l’obiettivo di orientare gli organi di indirizzo politico. Le prime tracce di moral suasion del Presidente della Repubblica risalgono a di Luigi Einaudi, secondo capo dello Stato della storia italiana e primo ad essere eletto dal Parlamento: il politico di Carrù fece infatti ricorso ad alcune lettere al ministro del Tesoro e ad altri ministri dell’epoca.
Naturalmente, non mancano esempi di moral suasion più recenti. Un altro esempio è legato a Sandro Pertini, che decise di rendere pubbliche lettere e colloqui con altri organi costituzionali per fornire indicazioni in termini di indirizzo politico. Uno dei capi di Stato più interventisti in tal senso è stato Giorgio Napolitano: il predecessore di Sergio Mattarella in più di un’occasione è sceso in campo con una moral suasion, dalla tempesta del 2011 alla prassi di inserire nei disegni di legge di conversione dei decreti norme disomogenee e del tutto estranee al contenuto originario del provvedimento.