Alvaro Morata torna alla Juventus: è ufficiale, l’attaccante spagnolo ha firmato da pochi minuti il contratto che lo lega nuovamente al club bianconero. L’operazione è stata già battezzata leasing, o prestito lungo: di fatto la Juventus sborsa subito 10 milioni di euro per un prestito rinnovabile alla stessa cifra per la prossima stagione, mentre al termine del biennio l’eventuale riscatto sarà fissato a 35. Morale della favola, una trattativa da 55 milioni complessivi ma che per le prime due stagioni costerà meno di quanto si sarebbe speso per Edin Dzeko, contando anche che Morata ha 6 anni meno del bosniaco si tratta di un’operazione positiva per Fabio Paratici. Dal punto di vista tecnico, certamente lo spagnolo è meno bomber di Dzeko e naturalmente di Luis Suarez; tuttavia ha giocato un anno con Andrea Pirlo che lo conosce bene, e il tecnico bresciano avrebbe avallato l’operazione. In più, va sempre considerato che la Juventus ha in rosa Cristiano Ronaldo e Paulo Dybala, oltre a Dejan Kulusevski che ha esordito timbrando il cartellino: sulla carta l’allenatore non avrà bisogno che Morata segni valanghe di gol perché il peso offensivo sarà distribuito equamente, e l’ex Atletico Madrid potrà svariare come è sempre stato abituato a fare.
MORATA ALLA JUVENTUS, UFFICIALE: IL PASSATO BIANCONERO
I tifosi della Juventus gongolano: certo Suarez era il grande nome e Dzeko un giocatore che ha alle spalle 78 gol in 172 partite in Serie A, ma c’era qualche dubbio circa la loro carta d’identità e dunque la progettualità del club, che conta già – e qui ne parliamo in un altro senso – su Cristiano Ronaldo che a febbraio spegnerà 36 candeline e aveva bisogno di svecchiare la rosa. Cosa prontamente accaduta, almeno per il momento: sono usciti due classe ’87 come Blaise Matuidi e Gonzalo Higuain, sono arrivati due calciatori che entrano nella lista degli Under 22 come il già citato Kulusevski e Weston McKennie e ora è tornato Morata, che deve ancora compiere 28 anni (lo farà alla fine di ottobre). In più, lo spagnolo è un pupillo: nei due anni alla Juventus ha dimostrato grande attaccamento tanto da riservare, a Cardiff, un pensiero al popolo bianconero sconfitto nella finale di Champions League che lui aveva appena vinto. Nel 2015 era stato lo straordinario trascinatore della corsa a Berlino con 5 gol nel torneo, 4 dei quali nella fase a eliminazione diretta con graffio dell’ex al Santiago Bernabeu e temporaneo pareggio in finale; l’anno seguente aveva deciso la Coppa Italia. Questo serve alla Juventus: un attaccante che sappia esaltarsi nei grandi contesti. Lo ha confermato nel tempo: è stato lui a chiudere i conti ad Anfield prima del lockdown, quando l’Atletico Madrid ha fatto il colpo eliminando il Liverpool.
L’INSERIMENTO NELLA NUOVA JUVENTUS
Adesso, il tema vero è capire come Alvaro Morata si inserirà nella Juventus: la premessa doverosa riguarda il fatto che con qualunque attaccante fosse arrivato la questione sarebbe stata identica. Pirlo ha problemi di abbondanza: nel 3-5-2 mostrato all’esordio solo due giocatori offensivi sarebbero titolari e i posti a disposizione sono quattro, dunque il tecnico bresciano a meno di dirottare Kulusevski a destra (ma è una mossa azzardata fargli fare il quinto di centrocampo) dovrà almeno varare il 4-3-3 nel quale lo svedese sarebbe alternativo ai compagni di reparto potendo giocare ovunque (anche da centravanti), verosimilmente Morata e Dybala si contenderebbero il ruolo di prima punta con l’argentino utile anche a destra. La soluzione migliore sarebbe il 4-2-3-1: Kulusevski e Ronaldo larghi, Dybala alle spalle dello spagnolo. Così, tuttavia, servirebbe un centrocampo granitico: significa forse che McKennie dovrebbe essere sempre in campo risultando l’unico incontrista, o al massimo dovrebbe essere schierato Adrien Rabiot e questo toglierebbe spazio sia ad Aaron Ramsey che a uno tra Arthur Melo, 90 minuti in panchina domenica scorsa, e Rodrigo Bentancur che è in rampa di lancio. Tuttavia la Juventus ha davanti a sé una stagione in cui sarà nuovamente chiamata a vincere tutto: melius abundare quam deficere dicevano, ed è una locuzione attuale ancora oggi…