Torna a parlare della storica sfida fra Juventus e Inter del 1998, l’ex presidente dei nerazzurri, Massimo Moratti. Intervistato dai microfoni del Corriere dello Sport dal direttore Ivan Zazzaroni, ha rilasciato delle dichiarazioni un po’ a sorpresa sul quel big match giocatosi a San Siro 23 anni fa: «Calciopoli ha esasperato il concetto di simpatia. Oggi vivo quella partita con molta più serenità, meno passato e più presente, l’emozione è gestibile. Sono un tifoso meno sofferente… prima di entrare allo stadio. Inter-Juventus del 1998 è stata la partita che ha guastato il rapporto. Quella partita col VAR? sarebbe stato uguale, perché dietro alla tecnologia ci sarebbe stata gente che la pensava allo stesso modo». In vista dell’imminente Derby d’Italia: «Inter-Juventus per noi interisti è la partita, procura sofferenza, mi faceva star sveglio la notte».
Ma qual è l’Inter a cui Moratti è maggiormente legato: «Offenderei chi ha vinto tutto se ne indicassi una diversa da quella del triplete. Quella di Ronaldo, Zamorano, Recoba e Djorkaeff, però, mi è rimasta nel cuore. Il calcio per me, al di là della passione, era la distrazione da altri pensieri. Con il calcio i sogni vengono facili. Come quando compri un giocatore e immagini che segni il gol dell’anno dopo due secondi e mezzo, ti aspetti sempre nuove meraviglie. Ad ogni modo l’Inter-Juventus indimenticabile per me è quella del 16 aprile 2010, il 2-0 con gol di Maicon che fu definito iconico».
MASSIMO MORATTI: “RONALDO DEL ’98 BACIATO DA DIO”
Sull’acquisto dell’Inter targato 1994 e la gestione della società: «Mi piaceva pensare a come avrebbe potuto essere, prendere l’Inter non era neanche tra le mie intenzioni. Come avrei fatto, chi avrei venduto, chi avrei comprato, questo risposi. Comprare ho comprato, vendere non mi veniva bene… però Ronaldo e Ibrahimovic furono grandi operazioni. Gli opposti. Il Ronaldo del ’98 non è descrivibile con accenni umani, era baciato da Dio». Infine Moratti ha svelato un retroscena su un suo possibile ritorno in nerazzurro: «Mi hanno chiamato spesso, anche di recente. Una sconfitta dell’Inter e scatta la chiamata. Ma è una strada che non è più percorribile».