Letizia Moratti a tutto tondo ai microfoni de La Stampa. L’assessore al Welfare di Regione Lombardia ha fatto il punto della situazione sulla situazione epidemiologica in Italia, puntando su una strategia diversa da quella di Luca Zaia: la Lombardia infatti continuerà a fare tamponi anche ai no vax…
Questa l’analisi di Letizia Moratti al quotidiano torinese: «La Regione Lombardia proseguirà a fare i tamponi, anche perché noi sequenziamo tutti quelli positivi alla ricerca di varianti, com’ è stato fatto efficacemente con Omicron all’ospedale Sacco di Milano». La vice di Fontana ha aggiunto: «Abbiamo il 93 per cento di adesioni tra la popolazione vaccinabile (circa 9 milioni esclusi under 12, ndr) e il 90 per cento di vaccinati tra prima e seconda dose. Vuol dire che in undici mesi abbiamo inoculato circa 17 milioni di vaccini. Ieri abbiamo fatto 81 mila dosi e procederemo con queste cifre – molto al di sopra delle 65.500 fissate dal Generale Figliuolo – fino al 12 dicembre, poi aumenteremo a 80-90 mila e sfioreremo le 100 mila quotidiane quando necessario. Per quanto riguarda la terza dose, abbiamo avuto circa 3,3 milioni di adesioni, cioè più del 50 per cento di quelli cui spetta. E di questi ne abbiamo già vaccinati 1, 3 milioni».
Letizia Moratti: “Sì a misure più restrittive”
Letizia Moratti si è detta fiduciosa in vista del Natale, che sarà sicuramente più sereno rispetto a quello del 2020. Ed è possibile grazie ai vaccini, anche se la battaglia con il virus è tutt’altro che finita. Atteso un peggioramento della situazione, ha spiegato l’ex sindaca di Milano, ribadendo di aver dato disposizioni per aumentare i numeri di letti in Terapia intensive. Ma non basta, secondo Letizia Moratti: «Cosa serve ancora? Misure più restrittive. Come Commissione Salute della Conferenza Stato Regioni abbiamo chiesto al governo di fare un’ordinanza che preveda, proprio per le Feste, l’obbligo di mascherina all’aperto, in tutta Italia, a prescindere dagli assembramenti. Questo si è reso necessario perché ci sono alcune situazioni a rischio, come negli stadi, dove le persone si assembrano a viso aperto. E poi anche perché questo periodo prevede più persone per le strade».