La vera mina vagante per la neonata maggioranza di governo non sta a Roma né ad Arcore, e nemmeno nella sede della Lega in via Bellerio, e neppure nelle stanze in cui operano gli scontenti governatori del Nord. Si trova al Pirellone, dove Letizia Moratti ha lanciato il guanto di sfida ad Attilio Fontana in vista delle elezioni regionali dell’anno prossimo. Da tempo girava la voce che l’ex ministro dell’Istruzione nel governo Berlusconi si stesse muovendo per sondare il terreno in vista dell’autocandidatura alla presidenza. Ora è arrivata l’ufficialità della discesa in campo, annunciata in un campo che non è affatto neutro: la nuova trasmissione su Rai3 di Marco Damilano, ex direttore dell’Espresso, già richiamato dall’Agcom perché fortemente sbilanciato a sinistra.



Il messaggio è arrivato chiaro: lei è saldamente in campo. Il palcoscenico super schierato dell’annuncio è stato scelto per aprirsi una strada a sinistra. La Moratti ha bisogno di capire da quali basi può partire, e dopo avere incrociato il fuoco di sbarramento del centrodestra scandaglia l’area che fa capo a Carlo Calenda (che nella Ztl di Milano ha raccolto parecchi voti) e sollecita una reazione del Pd.



D’altra parte, l’assessore lombardo al Welfare e vicepresidente della Regione non si è mai troppo esposta con quello che tutti considerano il suo schieramento di riferimento, cioè il centrodestra. La Moratti non ha fatto campagna elettorale in vista del 25 settembre e non ha detto per chi ha votato. Ha fatto il ministro, il sindaco di Milano e la presidente Rai in quota Berlusconi, ma senza mai entrare nella cerchia dei fedelissimi del Cav. Anche quando Fratelli d’Italia ha fatto circolare il suo nome per il Quirinale, l’atteggiamento della Moratti è sempre stato quello di chi tiene una certa distanza.



E ora pare che lei abbia risposto due no a Giorgia Meloni che le avrebbe offerto una poltrona da ministro nel prossimo governo, da scegliere tra la Sanità e l’Innovazione. Una proposta fatta dalla futura premier, in accordo con gli alleati, per capire i veri giochi dell’ex sindaca di Milano. Letizia Moratti non ne vuole sapere: vuole solo il Pirellone e non accetta altri incarichi. Persino Fratelli d’Italia, che l’aveva corteggiata a inizio estate, ora ha deciso di mollarla. Troppo ingombrante e ambigua politicamente: una grana che il centrodestra di governo non può permettersi in questo momento.

La manager prestata alla politica, dal canto suo, ha avviato da un pezzo contatti con tecnici che conoscono la sinistra milanese per cominciare a capire su chi potrebbe contare. Siano di destra o di sinistra, l’attuale numero due di Attilio Fontana si è mossa per tempo alla ricerca di chiunque le metta a disposizione uno spazio di manovra, fossero anche i 5 Stelle: non va dimenticato che anche Giuseppe Conte aveva accolto con un certo favore l’ipotesi che arrivasse al Quirinale.

Nei suoi incarichi politici (ministro, sindaco, assessore, presidente Rai), da indipendente del centrodestra, non è mai stata espressione della politica, ma di altri poteri forti legati alla borghesia imprenditoriale lombarda moderata che non si lega mani e piedi a questo o quello schieramento. Poteri che evidentemente ora vogliono tornare a contare. E potrebbero anche farcela.

Sulla ricandidatura di Fontana è dubbioso perfino Matteo Salvini. Quando uscirono le prime voci, il governatore era disposto a dimettersi, ma il segretario leghista gli chiese di restare per chiudere subito lo spazio alla Moratti. Che dunque ha deciso di uscire allo scoperto per cercare il miglior taxi (a sinistra) in grado di portarla nell’ufficio più importante del Pirellone. Berlusconi non si è mai espresso, mentre Fratelli d’Italia avrebbe deciso di lasciare la Lombardia alla Lega. Per adesso il candidato del centrodestra alla Regione Lombardia è Fontana. Ma non è detto che resti tale fino alla presentazione delle liste.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI

Leggi anche

Sondaggi politici 2024, media post Regionali/ Cala FdI, Pd fermo sotto 23%: Lega miglior dato dalle EuropeeVERSO LE REGIONALI 2025/ La vera sconfitta del centrodestra non è quella in Emilia-Romagna e UmbriaDIARIO ARGENTINA/ Le promesse e le crisi che accomunano Milei e Meloni