I casi di morbillo sono in aumento in Italia e non solo. Il Comitato per la sicurezza sanitaria dell’Unione Europea, come riportato dal Messaggero, nelle scorse ore si è riunito per discutere sulla “cooperazione in materia di sensibilizzazione, sorveglianza e diffusione delle vaccinazioni che possono aiutare a prevenire la malattia” e di conseguenza per condividere “dati e metodi per aumentare la diffusione dei vaccini”. L’appello dei medici è unanime, soprattutto nei confronti dei genitori. Un bambino su 10 infatti inizia le scuole elementari senza essere protetto.



L’età mediana dei contagiati è infatti di 27 anni, ma a preoccupare sono più i bambini al di sotto dei 5 anni, proprio perché non vaccinati. “Il morbillo può essere potenzialmente molto pericoloso, specie per i più piccoli, come dimostrano i dati Oms per l’Europa, che riportano nello scorso anno 21 mila ospedalizzazioni e 5 morti. Il vaccino, che è si curo ed efficace, rimane lo strumento principale a disposizione per contrastare questa malattia”, ha affermato Anna Teresa Palamara, a capo del dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss. 



Morbillo, è allarme tra bambini: un infetto può contagiare 18 persone: le avvertenze dei medici

Le conseguenze del morbillo possono essere numerose tra i più piccoli: diarrea, polmonite, insufficienza respiratoria, cheratocongiuntivite, epatite o aumento delle transaminasi. Essi si manifestano nel 26% dei casi. “Il decorso è molto tranquillo nella stragrande maggioranza ma a volte può dare complicazioni, principalmente rappresentate dalla polmonite e dall’interessamento del sistema nervoso centrale, quindi con meningite e meningoencefaliti. A distanza di anni può causare una bruttissima malattia, la panencefalite sclerosante subacuta che porta alla morte dopo un lento e devastante deperimento”, ha spiegato il dottor Alberto Villani.



È per questo motivo che l’invito è a vaccinarsi. “È possibile farlo a qualsiasi età, ma viene praticata normalmente al compimento dell’anno di vita, poi c’è il richiamo a 6 anni. Trattandosi di una malattia che in teoria non dovrebbe più registrarsi, esser di fatto rara, il problema è la diagnosi: se compaiono macchie sul corpo va contattato il pediatra. Nella stragrande maggioranza dei casi si può tranquillamente curare a casa, il problema è che è molto diffusiva, un soggetto può infettare da 9 a 18 persone. Se il focolaio inizia è facilissimo che si diffonda”, ha concluso.