Mentre la vicenda della famiglia di mormoni trucidata che ha sconvolto il Messico e gli Stati Uniti prosegue con le indagini – già questa mattina hanno portato all’arresto di un sospettato che aveva con sé ancora due ostaggi – si addensano parecchie nubi sui possibili “retroscena” che potrebbero aver portato ad un attacco così violento lanciato dai criminali dei narcos contro la famiglia di mormoni discendenti americani che stavano recandosi all’aeroporto di Phoenix. 9 morti, strage di donne e bimbi, ma secondo la Nbc vi sarebbero dei “retroscena” inquietanti che andranno approfonditi: la famiglia LeBaron ha una larga discendenza mormone tra cui spiccano gli attivisti Benjamin e Julian (il primo assassinato nel 2009 dai narcos, il secondo è quello che ha dato l’annuncio ieri dell’agguato) entrambi coinvolti in operazioni ed eventi in favore delle vittime messicane di narcotrafficanti, ma nel passato spunta più di un’ombra. Secondo la Nbc, «i figli del fondatore finirono in una faida familiare. Uno, Ervil, formò la sua chiesa che divenne presto una setta, racconta Anna LeBaron, che era una dei 51 figli (da 13 mogli) di Ervil. Nacque nella colonia LeBaron in Messico e fuggì dalla setta del padre quando aveva 13 anni».
IL PASSATO OSCURO DELLA FAMIGLIA TRUCIDATA DAI NARCOS
La setta appartenente ai mormoni venne poi smembrata attorno agli anni ’90 del Novecento e rappresenta una delle famiglie più ricche di mistero nella tradizione americana dei mormoni: «Mio padre ordinava assassinii in stile mafioso, che venivano eseguiti da membri della setta. Spesso contro chi smetteva di credere in lui o o nei suoi culti, oppure venivano uccisi capi di sette rivali perché erano ‘falsi profeti’, tanto che i media lo avevano soprannominato ‘il Charles Manson dei mormoni’» ha raccontato ancora Anna LeBaron in un libro-denuncia nel 2017 “La figlia del poligamo”. Oggi la poligamia e l’aria di setta sono quasi del tutto sparite dalla colonia di discendenti LeBaron ma la violenza delle bande di nativi trafficanti non ha mai smesso di attaccarli e l’ultima estrema violenza potrebbe derivare da tutti i trascorsi degli anni Ottanta-Novanta. Come ben racconta Viviana Mazza oggi sul Corriere della Sera, circa 10 anni fa quando il sedicenne Erick, pronipote del fondatore, fu rapito dalle gang dei narcos ma il fratello Benjamin rifiutò di pagare il riscatto di un milione di dollari e si rivolse alla polizia; in 7 giorni Erick fu liberato, ma si mise in atto un vortice mai del tutto risolto tra contadini, alcuni altri eredi della famiglia mormone e gli stessi narcos. Questo evidentemente non può certo giustificare una strage del genere ma sono tante le piste e le ipotesi – tra cui anche il possibile errore/scambio di persone dietro al sequestro ed esecuzione – dietro ad un’immane tragedia che incrina ancora di più i rapporti già non ideali tra Messico e Stati Uniti.