E’ decisamente storica la sentenza di un tribunale inglese che ha associato la morte di Ella Kissi-Debrah, scomparsa nel 2013 a seguito di un attacco d’asma, all’inquinamento atmosferico, allo smog. Secondo quanto stabilito da un giudice britannico, l’aria irrespirabile contribuì in maniera importante ad “assassinare” la bimba che all’epoca aveva 9 anni e che viveva a solamente 25 metri da una delle zone più trafficate di Londra.



Ella Kissi-Debrah, prima di morire a febbraio del 2013, era finita in ospedale per attacchi d’asma per ben 27 volte, e quasi ogni volta, come raccontano i colleghi di focus, era stata salvata per il rotto della cuffia. Inizialmente, a seguito dell’inchiesta aperta conseguente il decesso della bambina per un presunto caso di malasanità, la causa della morte era stata associata ad un’insufficienza respiratoria acuta, ma in seguito il coroner Philip Barlow ha appunto sentenziato l’importanza dello smog.



“MORTA A CAUSA DELLO SMOG”. LA PICCOLA ELLA TROPPO ESPOSTA ALL’INQUINAMENTO

Nel dettaglio, nel verdetto si legge che Ella Kissi-Debrah «morì di asma a cui aveva contribuito l’esposizione a un eccessivo inquinamento dell’aria». Gli alti livelli di biossido di azoto, conosciuto anche come NO2, un gas molto tossico conseguente i processi di combustione e soprattutto dei motori diesel, nonché la mancanza di informazioni sugli effetti negativi di questi inquinanti, furono determinati nel decesso della piccola di nove anni. Una sentenza storica che giunge a due anni di distanza dall’indagine realizzata dall’università di Southampton, che aveva esaminato alcuni campioni di tessuti prelevati dalla bambina, per misurare i livelli di smog. Secondo un’inchiesta del Guardian del 2017, più di 2000 scuole britanniche sarebbero troppo esposte a emissioni diesel, e come al solito, sono i più poveri la categoria maggiormente colpita. Secondo l’Organizzazione Mondiale della sanità, invece, una percentuale compresa fra l’11 e il 14 per cento dei bambini di cinque anni o poco pi+ soffre d’asma.

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