Il Ministro della salute Giulia Grillo ha voluto lanciare un segnale dopo la morte di tumore per protesi al seno di una donna al Policlinico Umberto I di Roma. A margine della presentazione del rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Salute (Oms) questi ha specificato che entro maggio verrà deciso cosa fare sull’eventuale ritiro delle protesi al seno. La Grillo ha specificato di essere in attesa del parere del Consiglio superiore di sanità, specificando: “Sto prendendo la questione molto seriamente. Al Consiglio ho chiesto di accelerare perché entro la fine di maggio vorrei predisporre tutti gli atti necessari. La decisione o meno di ritirare le protesi dal commercio verrà presa sulla base di questo parere“. Vedremo quali saranno gli sviluppi nelle prossime settimane di una questione che è diventata rapidamente una priorità d’analisi. (agg. di Matteo Fantozzi)
A ROMA IL PRIMO CASO IN ITALIA
Una donna a Roma muore per un tumore e sotto accusa finisce la protesi al seno che le era stata impiantata 12 anni prima. Si tratterebbe del primo caso in Italia: è stato scoperto dalla trasmissione Report, che se ne occuperà domani sera su Raitre. La donna è deceduta al Policlinico Umberto I di Roma a causa di una rara forma di cancro: un linfoma anaplastico a grandi cellulare. Pare che sia collegato ad un tipo di protesi al seno in particolare. È quella prodotta e diffusa da decenni da una società statunitense, la Allergan. Queste protesi sono state già ritirare dal mercato europeo proprio per un possibile legame con questa malattia. La richiesta di sospensione della vendita è stata inoltrata dall’autorità regolatori francese (ANSM). Nel mirino il possibile legame con un tumore molto aggressivo, soprattutto se non curato in maniera tempestiva. La decisione riguarda le protesi testurizzate: hanno la superficie ruvida e sono usate soprattutto in Europa. Stando a quanto anticipato da Report, la donna era ricoverata in ospedale dall’autunno scorso, quando la malattia era in una fase troppo avanzata.
MORTA DI TUMORE PER PROTESI AL SENO: PRIMO CASO IN ITALIA
L’intervento a cui è stata sottoposta la donna purtroppo non è stato risolutivo, né sono serviti i cicli di chemioterapia. «Secondo fonti mediche, verificate da Report, la donna a ottobre era stata sottoposta a un intervento di rimozione delle protesi ma la malattia era già in stato molto avanzato e, nonostante le terapie, ha portato in poche settimane al decesso». La donna è morta e il 23 febbraio le autorità sanitarie hanno inviato la documentazione al ministero della Salute retto dalla grillina Giulia Grillo. Ma da quel momento finora sul caso è calato il silenzio totale, stando a quanto denunciato da Report. I dati più recenti del ministero riguardo i casi di linfoma anaplastico a grandi cellule associato a protesi al seno sono saliti in Italia a 41, ma altri starebbero emergendo. Eppure finora non erano mai stati segnalati ufficialmente decessi di pazienti in Italia. Nella puntata di oggi, lunedì 6 maggio, Report tornerà sul caso dopo l’inchiesta dello scorso 26 marzo realizzata nell’ambito di “Implant Files”, un progetto del consorzio internazionale dei giornalisti investigativi Icij di cui il programma è partner italiano con L’Espresso.
INTERVIENE IL MINISTERO DELLA SALUTE
Report ha interpellato il capo della direzione dispositiva del ministero della Salute, Marcella Marletta. Ai microfoni del programma di Raitre ha confermato la morte della donna e spiegato che il ministero della Salute è stato informato a febbraio, mentre la documentazione è stata ricevuta ad aprile. Marletta ha aggiunto che si sta completando l’istruttoria sul caso con il parere degli esperti e fornito una prima scadenza: il 13 maggio il Consiglio superiore di sanità esprimerà la posizione ufficiale del ministero della Salute riguardo il linfoma anaplastico a grandi cellule associato agli impianti mammari, cioè alle protesi al seno. A livello mondiale, i casi segnalati alla Food and Drug Administration (Fda) statunitense sono saliti a 457 in tutto il mondo, invece sono 17 finora le morti accertate. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha classificato ufficialmente la malattia nel 2016. Clicca qui per il video che anticipa il servizio.