Il programma di Rai Uno, Storie Italiane, ha intervistato un collega della psichiatra uccisa da un ex paziente dopo una brutale aggressione avvenuta venerdì scorso a Pisa dinanzi all’ospedale: “E’ stata colpita qua in un luogo dove prestava il suo lavoro, la dottoressa lavorava con grande dedizione e fermezza, conosciuta e apprezzata da tutti i colleghi, era sempre disponibile e sempre sul pezzo, oltre che essere molto formata. Purtroppo non ce l’ha fatta. Io non avevo avuto modo di curare quest’uomo, le notizie dicono che avrebbe cercato in maniera premeditata la dottoressa, poi è tornato e l’ha trovata con questo intento aggressivo e feroce di colpirla, perchè probabilmente lo aveva inserito fra le persone dannose e pericolose per la sua patologia. Questo sistema deve tutelare i pazienti dandogli luoghi adeguati ma anche gli operatori sanitari e le famiglie che devono gestire queste situazioni a casa”.
In collegamento con Storie Italiane anche la professoressa Liliana Dell’Osso, presidente della Società italiana di psichiatria, che ha aggiunto: “L’ho vista crescere come specializzanda la psichiatra e l’ho sempre apprezzata. Dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici, in assenza di strutture adeguate, ci troviamo di fronte ad una carenza di un percorso assistenziale per soggetti che manifestano questi gravi comportamenti aggressivi che esulano dalla malattia mentale in se, ci troviamo di fronte con persone che hanno gravi disturbi di personalità e molto spesso viene invocata la semi infermità mentale per uscire dal carcere, e quindi invece di stare in carcere finiscono nel percorso psichiatrico territoriale dove non vi è la possibilità di seguire pazienti di questo tipo, gli operatori sono a mani nude”. Storie Italiane ha intervistato anche una collega di Barbara, la vittima: “Questo è un delinquente, ha avuto un solo ricovero qui nel 2019, non era mai stato seguito da lei, lei era la mia responsabile. L’avevamo visto qui il giorno prima, ha chiesto della dottoressa”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
MORTA LA PSICHIATRA AGGREDITA A PISA DA PAZIENTE, FERMATO 35ENNE “C’È PREMEDITAZIONE”
E’ stata dichiarata morta la psichiatra che venerdì scorso era stata aggredita dinanzi all’ospedale di Pisa. La donna, la dottoressa Capovani, è stata colpita più volte alla testa forse con una spranga dal 35enne Gianluca Paul Seung, un paziente italiano che la stessa vittima aveva in cura e che è stato fermato la notte scorsa. Stando a quanto fatto sapere tramite bollettino medico congiunto dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana e dell’Azienda Usl Toscana nord-ovest: “Si è conclusa alle 23.40 la procedura di accertamento di morte con criteri neurologici”.
E ancora: “Come già preannunciato nel precedente bollettino medico, si procederà alla donazione degli organi così come da volontà espressa in vita dalla Dr.ssa Capovani, condivisa dai familiari e autorizzata dal magistrato”. Seung era in cura presso il Servizio psichiatrico diagnosi e cura di Pisa dal 2019 e dalle indagini è emerso che l’uomo “nutriva forti rancori nei confronti della dottoressa, che lo aveva avuto in cura in quell’anno, elementi che trovano conferma nell’analisi dei social media dell’indagato”. Sui suoi profili social sono emersi una serie di post con teorie complottiste sulla guerra in Ucraina, la Chiesa, la massoneria e altre questioni locali, “Sono uno sciamano, mediatore fra invisibile e visibile; collego le dimensioni”, si definisce sul suo profilo Facebook lo stesso Gianluca Paul Seung.
MORTA PSICHIATRA AGGREDITA A PISA: L’ARRESTATO GIA’ NOTO ALLE FORZE DELL’ORDINE
Secondo quanto specificano gli investigatori, pare che l’uomo avesse tentato l’agguato già il giorno precedente, ma la sua vittima, Barbara Capovani, non c’era, di conseguenza lo stesso ha dovuto rimandare il suo “attacco”. Per queste ragioni la procura contesta a Seung “l’aggravante della premeditazione”.
Il giorno dopo si è consumata l’aggressione con un oggetto mai più ritrovato, evento confermato anche dalle telecamere di videosorveglianza che hanno immortalato la scena e che hanno permesso di identificare Seung. L’arrestato era già conosciuto da tempo dalle forze dell’ordine per i suoi comportamenti violenti e per una serie di lettere recapitate a vari enti della Versilia, in cui denunciava presunti complotti.