In quest’ultima parte dell’articolo vogliamo cercare di spiegare le ragioni della variazione del tasso di mortalità 2021-2019 (in particolare del rapporto tra i due tassi per ragioni matematiche), in funzione dei fattori che sono stati richiamati in premessa:
a) l’introduzione dei vaccini;
b) la diffusione della variante Delta più contagiosa delle precedenti;
c) il decesso nel 2020 della parte più debole della popolazione, a causa del Covid;
d) le differenze nella risposta organizzativa dei sistemi sanitari regionali nell’affrontare l’emergenza nel 2021.
Ovviamente per questo è necessario il ricorso a modelli statistici in grado di considerare più fattori contemporaneamente, come i modelli di regressione multipla. Considereremo pertanto i seguenti dati a livello delle 20 regioni italiane:
Variabile dipendente: “tasso di mortalità std del 2021/Tasso di mortalità std del 2019”.
Effetto vaccini: percentuale di non vaccinati rilevata al 7 dicembre 2021, in quanto non è stato possibile rivenire altro tipo di dato.
Intensità dell’epidemia nel 2021: “numero di morti Covid tra il 1° marzo e il 30 settembre per 10mila abitanti” nel 2021.
Decesso parte debole nel 2020: “numero di morti Covid tra il 1° marzo e il 30 settembre per 10mila abitanti” nel 2020.
Risposta sistemi sanitari: l’effetto di questo fattore va necessariamente a confluire dentro il residuo del modello e potrà essere ottenuto a posteriori; ovviamente, contenendo il residuo anche tutti gli altri possibili errori di misura, va preso con cautela e beneficio d’inventario.
Utilizzeremo, in particolare, un modello doppio logaritmico, in cui il logaritmo naturale della variabile dipendente è regredito rispetto ai logaritmi naturali delle variabili esplicative. I risultati sono riportati nella Tabella 2.
Il modello ha un buon adattamento anche se non ottimo con un R2 pari a 0,47. I risultati della stima del modello indicano che il rapporto tra tasso del 2021 rispetto a quello del 2019 aumenta all’aumentare dell’intensità dell’epidemia Covid e all’aumentare della percentuale di non vaccinati nel 2021, mentre diminuisce all’aumentare dei numeri di decessi Covid nel 2020. I segni sono dunque quelli attesi e depongono a favore di coloro che affermano che nel 2021 la mortalità è diminuita perché nel 2020 è deceduta a causa del Covid la parte più debole della popolazione. Nonostante questo, il vaccino sembra aver ridotto la mortalità, e anche se il coefficiente della percentuale di non vaccinati non risulta statisticamente significativo, comunque il segno positivo è corrispondente alle attese.
Risultati più significativi potrebbero scaturire da un’analisi a livello provinciale, che è al di fuori dei limiti di questo studio. I residui del modello, ottenuti sottraendo al rapporto 2021/2020 empiricamente osservato il valore stimato con il modello, ci dà un’idea della diversa efficienza dei sistemi sanitari nell’affrontare la situazione nel 2021.
La Figura 7 illustra tali differenze nelle diverse regioni: quelle verdi corrispondono a valori dell’incremento della mortalità inferiori a quanto ci si sarebbe potuti aspettar; quelle rosse a valori dell’incremento superiori; quelle grigie a valori nella media. Tra le regioni più virtuose troviamo Friuli Venezia-Giulia, Lazio, Sardegna e Basilicata, mentre tra le regioni meno virtuose, in cui la mortalità è stata in eccesso, probabilmente a causa di inefficienze dei rispettivi sistemi sanitari, troviamo Marche, Molise, Puglia e Calabria.
Il modello stimato consente anche di effettuare un altro esercizio teorico molto interessante, ovvero quello del calcolo di quella che sarebbe stata la variazione relativa del tasso di mortalità standardizzato tra il 2021 ed il 2019 se la percentuale di No vax fosse stata ad esempio del 95%: basta infatti utilizzare i coefficienti della Tabella 2 moltiplicati per le variabili esplicative osservate ponendo la variabile LN (% No vax) = LN (95%). Il risultato è riportato nella Figura 8, dalla quale si evince che la variazione relativa del tasso di mortalità standardizzato, in Italia, sarebbe stata non del 7%, come effettivamente osservato, ma dell’11,6%. I vaccini avrebbero pertanto contribuito a ridurre il tasso di mortalità di quasi il 5%. Le regioni Puglia, Molise, Calabria (assieme alle Marche) sono quelle dove i sistemi sanitari avrebbero dato il peggio di sé, per cui il dato osservato supera addirittura quello teorico con No vax al 95%.
Conclusioni
L’analisi contenuta in questo articolo prende in considerazione i principali fattori in gioco nella spiegazione delle differenze di mortalità, che ricorrono nelle dispute teoriche tra Vax e No vax e, utilizzando i tassi di mortalità anziché gli indici di eccesso di mortalità, a nostro avviso fuorvianti, getta una nuova luce sulle dispute in atto.
Da un punto di vista metodologico ed empirico abbiamo verificato che l’uso degli indicatori di eccesso di mortalità (Excess mortality), usualmente impiegato dagli uffici di statistica internazionali per analizzare le differenze di mortalità, porta a risultati molto diversi rispetto alla considerazione delle variazioni del tasso di mortalità. La variazione alla quale dobbiamo guardare è quella dei tassi di mortalità, per età e standardizzati.
Abbiamo dunque visto che l’epidemia di Covid ha colpito in maniera violenta nel 2020, ma in particolare poche regioni, e segnatamente la Lombardia, dove il tasso di mortalità si è incrementato del 44%, mentre in molte regioni del Centro e del Sud il tasso di mortalità è addirittura diminuito rispetto al 2019, grazie ai lockdown che hanno fatto risparmiare, probabilmente, decessi in incidenti stradali e sul lavoro.
Nel 2021 l’epidemia, anche se meno intensa come effetto sulla mortalità (+7% di incremento rispetto al 2019, contro il + 13% del 2020), si è fatta sentire in tutta la penisola in maniera più omogenea con qualche punta estrema al Sud, dove però l’analisi di regressione sembrerebbe indicare responsabilità dei sistemi sanitari, tenuto conto dei vari fattori in gioco (intensità dell’epidemia nel 2021, morti Covid nel 2020 e percentuale di non vaccinati).
L’analisi per fascia di età ha evidenziato che nel 2021 l’incremento di mortalità rispetto al 2019, se pur meno consistente che nel 2020, ha colpito tutte le fasce di età e non solo quelle più anziane, sia per i maschi che per le femmine. Proprio come abbiamo visto dal punto di vista geografico, dove si assiste a un effetto sulla mortalità più omogeneo su tutto il territorio nazionale.
Un’analisi specifica relativa alla fascia di età 0-39 ha mostrato che non ci sono elementi per sospettare effetti avversi dei vaccini sulla mortalità, mentre questa trova in parte spiegazione nei decessi per Covid in tali fasce di età.
Il confronto tra la variazione del tasso di mortalità nel 2020 (+13%) e quella del tasso nel 2021 (+7%), tenuto anche conto della maggiore contagiosità della variante Delta nel 2021, porta a ritenere che il vaccino abbia ridotto sensibilmente la mortalità, anche se questo risultato è sottoposto all’obiezione che nel 2020 erano già deceduti i più deboli. Ma l’efficacia dei vaccini è confermata dall’analisi di regressione multipla.
Il modello di regressione applicato ai dati rilevati ha infatti permesso di confermare le ipotesi sull’effetto dei vari fattori in gioco sulla variazione di mortalità tra il 2021 e il 2019. Il modello ha anche consentito di stimare all’11,6% (anziché il +7% osservato) l’aumento di mortalità che si sarebbe verificato in assenza o quasi di vaccini (No vax = 95%), tenuto conto dell’effetto della riduzione di mortalità indotto dal decesso dei più deboli nel 2020, confermando l’idea che il vaccino abbia ridotto sensibilmente la mortalità.
(3 – fine)
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