Bastava un antibiotico per evitare la morte di Andrea Purgatori. Il celebre giornalista e conduttore televisivo sarebbe stato vittima di una catena di errori secondo quanto emerso dalla perizia dei medici legali incaricati dalla procura di Roma di capire come sia morto e se il decesso sia frutto di un errore dei sanitari che lo avevano in cura. Lo spiega Repubblica, secondo cui si può parlare di un effetto domino, partito da un’endocardite infettiva, una malattia al cuore. Questa infezione però non è stata mai diagnosticata a Purgatori, che con una cura antibiotica efficace avrebbe potuto vivere più a lungo.
Va precisato che il cronista era un paziente oncologico: era stato colpito da un tumore che non gli avrebbe lasciato scampo. Ma l’ipotesi ora è che un doppio errore di diagnosi abbia ridotto la sua aspettativa di vita. Il primo è un presunto errore medico su cui, però, non vi è certezza da parte dei periti. Riguarda l’ipotesi di una diagnosi sbagliata di metastasi al cervello. Per fare luce su questo aspetto i consulenti della procura hanno suggerito un altro esame da affidare a uno specialista neuroradiologo. In questo modo si può stabilire con certezza se il radiologo Gianfranco Gualdi, l’assistente Claudio Di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo l’8 maggio hanno scambiato un’ischemia per una metastasi al cervello.
FAMIGLIA PURGATORI “CONFERMATA LA NOSTRA IPOTESI”
La diagnosi di metastasi al cervello avrebbe spinto il cardiologo Guido Laudani ad avere un approccio non troppo rigido nei confronti di Andrea Purgatori. Stando a quanto riportato da Repubblica, avrebbe sottovalutato alcuni campanelli d’allarme, che sono stati correlati al tumore al cervello. Questa la tesi riportata nella perizia, secondo cui il cardiologo il 16 e 17 giugno avrebbe dovuto investigare eventuali malattie al cuore. Così avrebbe scoperto che il giornalista aveva un’endocardite infettiva, che si poteva curare molto probabilmente con una cura antibiotica. Questo il motivo per il quale la relazione censurerebbe in particolare la condotta del cardiologo. Repubblica spiega che nella perizia si precisa che quell’accertamento avrebbe potuto prolungare la vita di Andrea Purgatori, pur non salvandolo, visto che le sue condizioni erano già gravemente compromesse.
«Ringraziamo la procura perché è stato fatto un accertamento molto approfondito in poco tempo», commenta l’avvocato Alessandro Gentiloni, legale della famiglia del giornalista. Al quotidiano il penalista aggiunge che «per adesso è stata confermata l’ipotesi contenuta nella querela, ovvero che la diagnosi di estese metastasi cerebrali fosse errata e a causa di questa inesatta valutazione non è stato curato per la vera patologia che l’aveva colpito». Ma l’inchiesta della procura di Roma sulla morte di Andrea Purgatori non è ancora chiusa: si tratta di una prima svolta in attesa dei risultati dell’incidente probatorio.