A “Lombardia Criminale”, trasmissione di Antenna 3, si è parlato ancora della morte di Beppe Ghirardini, dipendente della fonderia di Marcheno in cui, soltanto sei giorni prima, era sparito il suo datore di lavoro, Mario Bozzoli. In particolare, ai microfoni del programma è intervenuto Maurizio Simini, legale difensore della famiglia Ghirardini, il quale ha analizzato in questi termini la situazione, in vista delle battute conclusive del processo: “La difesa di Giacomo Bozzoli ha richiesto tutto il fascicolo Ghirardini. Noi riteniamo che Ghirardini abbia potuto vedere cosa è accaduto quella sera, ma personalmente escludo la sua partecipazione a un eventuale disegno criminoso nell’omicidio di Bozzoli”.
L’avvocato ha anche aggiunto che tale situazione “è assolutamente nebulosa, però non ho dubbi sul fatto che sussista l’istigazione al suicidio: a mio avviso è tutt’altro che peregrina l’induzione alla volontà di ingestione delle capsule di cianuro ad opera di terzi”. Va ricordato, infatti, che Beppe Ghirardini fu trovato morto a 120-130 chilometri da Marcheno con due capsule di cianuro nello stomaco, ingerite poco prima di una sua deposizione: avrebbe dovuto parlare con gli investigatori proprio su quanto successo nella fonderia
BEPPE GHIRARDINI, L’AVVOCATO SIMINI: “LUI SUI SOCIAL INVOCAVA LA CERTEZZA DELLA PENA”
L’avvocato Simini, sempre a “Lombardia Criminale”, ha inteso sottolineare come, secondo lui, quello relativo alla morte di Beppe Ghirardini sia stato trattato come un processo di serie B rispetto a quello inerente alla scomparsa di Mario Bozzoli, snobbando invece alcuni dettagli che avrebbe potuto ricoprire un ruolo chiave in entrambe le indagini, a cominciare dai soldi rinvenuti nell’abitazione di Ghirardini: servivano forse a comprare il suo silenzio su quanto poteva aver visto in fonderia al momento della scomparsa di Mario Bozzoli?
Il legale ha precisato: “La presenza di quei soldi non è mai stata chiarita. Beppe Ghirardini non faceva così tanti straordinari da giustificare una presenza di tante banconote da 500 euro in casa sua. Posso però dire che aveva scritto e condiviso su Facebook dei post dove diceva di guardarsi dagli invidiosi e dalle malelingue e nei quali invocava la certezza della pena. Trovando il responsabile della morte di Ghirardini si arriva sicuramente al responsabile della morte di Mario Bozzoli”.