La morte di Camilla Canepa, giovane studentessa 18enne morta nove giorni dopo aver ricevuto la prima dose del vaccino AstraZeneca in un open day continua a registrare vari dubbi. La ragazza, come spiega Open citando La Stampa, sarebbe stata sottoposta ad una serie di esami incompleti presso l’ospedale di Lavagna dove si era recata nel pomeriggio del 3 giugno scorso riferendo sintomi come cefalea e fotosensibilità. Al centro delle indagini sulla morte della diciottenne, una tac senza liquido di contrasto. Secondo gli investigatori, l’ospedale non avrebbe seguito la procedura corretta secondo quanto previsto dalle linee guida dell’Aifa sulle complicanze tromboemboliche post-vaccinazione anti Covid-19 con Vaxzevria. Inoltre avrebbe eseguito “risicate consulenze scientifiche” per poi mandarla a casa dopo un periodo di osservazione insufficiente.
Lo scorso 25 maggio Camilla aveva ricevuto il vaccino AstraZeneca e come certificato dalle cartelle cliniche acquisite dai carabinieri, il livello di piastrine nel sangue era più basso del normale. I sanitari hanno così eseguito una Tac secondo le linee guida dell’Aifa che prevedono: “Nel sospetto di trombosi dei seni venosi cerebrali l’esame di prima scelta è oggi l’angio-Tac, indicando al medico neuroradiologo il medesimo sospetto clinico così da poter studiare correttamente, con il mezzo di contrasto, i distretti venosi”. Quella eseguita a Camilla però era senza liquido di contrasto.
MORTE CAMILLA CANEPA, DUBBI DEI PM SU OSPEDALE DI LAVAGNA
Dalle ultime notizie rese note da TgCom24 sulla morte di Camilla Canepa ne trapela un’altra che ribadisce i dubbi dei pm sull’ospedale di Lavagna in merito alla presunta mancata terapia prima delle dimissioni. Secondo gli investigatori dei Nas, coordinati dai pm Francesca Rombolà e Stefano Puppo insieme all’aggiunto Francesco Pinto, i medici dell’ospedale al quale la 18enne si rivolse, non e somministrarono alcuna terapia, come invece previsto dai protocolli. A far credere ciò sarebbero le dimissioni dall’ospedale in provincia di Genova il 4 giugno, a 24 ore di distanza, mentre la ragazza manifestava ancora bassi livelli di piastrine e solo dopo una notte sotto osservazione. In merito ai sintomi riferiti dalla 18enne, le linee guida Aifa del 26 maggio sono chiare: in caso di piastrinopenia dopo il vaccino i pazienti devono essere trattati con immunoglobine e steroidi. Camilla fu sottoposta a questa terapia?