Il medico sportivo Giorgio Galanti è stato condannato ad un anno di carcere (pena sospesa) per la morte di Davide Astori. Per il gup Antonio Pezzutti è colpevole di omicidio colposo. Per l’ex direttore del centro di medicina dello sport di Careggi il pm Antonio Nastasi aveva chiesto la condanna ad un anno e mezzo. In aula oggi anche Francesca Fioretti, compagna dell’ex capitano della Fiorentina trovato morto la mattina del 4 marzo 2018 in una camera d’albergo a Udine, dove era in trasferta con la squadra viola. Visibilmente emozionata durante la lettura della sentenza. La Fiorentina non si è costituita parte civile, ma è con l’avvocato Antonio D’Avirro persona offesa «per solidarietà nei confronti della famiglia Astori».



Il medico, riconosciuto colpevole per la morte di Davide Astori, è stato anche condannato al pagamento di una provvisionale per il risarcimento danni per un ammontare complessivo di un milione e 90mila euro, di cui 250mila a Francesca Fioretti, 240mila a Vittoria Astori, figlia del calciatore, i restanti 600mila per i genitori Renato e Giovanna e i fratelli Marco e Bruno. La motivazione della sentenza sarà disponibile entro 90 giorni.

MORTE DAVIDE ASTORI POTEVA ESSERE EVITATA

Quando le indagini accertarono che Davide Astori era morto per una cardiomiopatia ventricolare maligna, al vaglio finirono i certificati di idoneità alla pratica agonistica rilasciati dal professor Giorgio Galanti e dal dottor Francesco Stagno, responsabile dell’Istituto di medicina dello sport di Cagliari, dove il difensore giocò dal 2008 al 2014. La posizione di quest’ultimo però è stata archiviata su richiesta della Procura stessa. Invece il procedimento è proseguito per Galanti che, secondo il pm Antonio Nastasi, visitò il capitano della Fiorentina nel 2016 e 2017 rilasciando due distinti certificati di idoneità all’attività agonistica nonostante fossero emerse nelle prove da sforzo aritmie cardiache che avrebbero dovuto indurlo a disporre ECG Holter24 e la risonanza magnetica cardiaca. Accertamenti che avrebbero potuto escludere una cardiopatia organica o una sindrome aritmogena. Per il pm la diagnosi avrebbe consentito il rallentamento della cardiomiopatia e l’insorgenza di aritmie ventricolari maligne, in quanto – come emerso da una super perizia – sarebbe stata così interrotta la carriera del calciatore che avrebbe cominciato ad assumere farmaci betabloccanti.

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