La morte di Ciccio e Tore, fratellini di 13 e 11 anni trovati senza vita in una cisterna a Gravina di Puglia nel 2008 (due anni dopo la scomparsa), è uno dei casi più sconvolgenti delle cronache italiane. Il padre dei due bambini, Filippo Pappalardi, fu indagato e arrestato con l’accusa di averli uccisi prima di essere riconosciuto totalmente estraneo alla vicenda. Oggi torna a chiedere verità e giustizia per i figli e, ai microfoni della trasmissione Storie di sera di Eleonora Daniele, sottolinea il suo dolore e la sua rabbia per il muro di omertà che, a suo dire, avrebbe provocato un’altra tragedia nella tragedia.



Molti sapevano“, ha dichiarato Filippo Pappalardi ripercorrendo le tappe chiave di una storia atroce ancora oggi avvolta nel mistero, con un carico ingombrante di interrogativi senza risposta. L’uomo chiede nuovamente la riapertura delle indagini puntando anche su testimonianze e fatti che, all’epoca, a suo avviso non sarebbero stati vagliati correttamente. Il papà di Ciccio e Tore, allora trattato ingiustamente come mostro, secondo il parere del generale Luciano Garofano sarebbe vittima del pregiudizio e della pista sbagliata: “Tutti sapevano, lui era ‘l’indagato perfetto’ perché, indagando forse superficialmente sui rapporti con la famiglia, credevano che potesse avere le caratteristiche dell’assassino“. A fare da traino al dramma personale di Filippo Pappalardi, che lo avrebbe visto finire nel cono dei sospetti, una miopia investigativa che avrebbe spinto a credere in un coinvolgimento del genitore trascurando elementi estranei all’ambito familiare e degni di interesse. Garofano ha sottolineato come l’uomo sia stato destinatario di sospetti “fatti su di lui in maniera indebita“. “Il pregiudizio – ha concluso il generale – in questo caso è l’essersi innamorati di una tesi che è l’errore peggiore che un investigatore può fare“.



Filippo Pappalardi padre di Ciccio e Tore morti a Gravina: “Una registrazione…”

I piccoli Ciccio e Tore scomparvero il 5 giugno 2006 a Gravina di Puglia. I loro corpi senza vita furono trovati per caso, in una cisterna abbandonata della “Casa delle cento stanze” (un casolare del centro storico in cui tanti ragazzini sarebbero stati soliti giocare), quando un altro bambino, il 25 febbraio 2008, vi cadde e per lui vennero allertati i soccorsi. Scesi nel pozzo in cui il minore era precipitato, i Vigili del fuoco avrebbero fatto la macabra scoperta: all’interno i corpi mummificati di Ciccio e Tore, 13 e 11 anni, di cui la famiglia non aveva notizie da due anni prima. Soltanto con il ritrovamento, all’esito del quale sarebbero emerse evidenze di una caduta accidentale, il padre di Ciccio e Tore potè tornare a casa lasciandosi alle spalle il carcere.



Filippo Pappalardi innocente, come emerso, oggi torna a chiedere verità e giustizia per i suoi figli e si domanda ancora come siano finiti in quella cisterna. “Abbiamo passato due anni di inferno”, ha raccontato l’uomo a Storie di sera ripercorrendo l’ingiustizia subita oltre ad aver perso i suoi figli. L’avvocato del papà di Ciccio e Tore, Maria Gurrado, ha sintetizzato così l’attuale fase: “Per il piccolo caduto nel pozzo era stato dato tempestivamente l’allarme e sono arrivati tempestivamente i soccorsi, purtroppo per i piccoli fratellini non è successo. Quindi quello che noi chiediamo è la riapertura delle indagini che abbiamo chiesto più volte, l’ultima nel 2021, negata”. Al centro del caso, ha sottolineato il legale di Filippo Pappalardi, anche la registrazione di una conversazione, realizzata dal padre di Ciccio e Tore, che vede come interlocutore di Pappalardi un uomo di Gravina che disse questo: “A quelli (gli amichetti di Ciccio e Tore che avrebbero assistito all’accaduto, ndr), quando tornarono a casa, i genitori dissero di non dire niente per non andare in galera e per non passare guai. Siccome cadde quel bambino, hanno trovato i tuoi figli altrimenti non li avresti trovati più. Quando sarebbe avvenuta la demolizione, anche se li avessero trovati, avrebbero coperto per non sospendere i lavori. Li dovevano seppellire in una trave, te lo dico io. (…) Quelli che stavano giocando sanno tutto, si sono messi d’accordo“.