Cari amici

la scorsa notte il nostro carissimo don Marco Barbetta è tornato alla casa del Padre, dopo essere stato colpito da una grave malattia e poi dal coronavirus.

La sua vita è trascorsa tutta sotto il segno della fedeltà alla vita del movimento, dentro la Chiesa ambrosiana che ha servito come parroco. Il riconoscimento di Cristo e il suo «sì» a Lui erano stati suscitati dall’incontro con don Giussani nel 1953, quando era un giovane studente, prima ancora che la nostra storia iniziasse. Così anni fa ricordava quell’inizio che aveva rivoluzionato la sua vita: il rapporto con Giussani era «legato ai due termini esperienza e verifica che ti danno una certa percezione della ragione e della fede attraverso una cosa che avviene, non attraverso un discorso». Queste parole ˗ esperienza e verifica ˗ oggi acquistano un peso specifico infinitamente più grande, per la sfida davanti alla quale siamo tutti.



Domandiamo al Signore, per intercessione di don Giussani, che il sacrificio di don Marco dia frutto in ciascuno di noi, così che anche il nostro piccolo o grande sacrificio quotidiano, imposto dalle circostanze, incrementi la certezza e quella «speranza fondata» di cui abbiamo bisogno in questo momento, per esserne testimoni davanti a tutti: «Se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore» (Rm 14,8).



Milano, 17 marzo 2020

don Julián Carrón

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