Morte di Matilde Lorenzi: i dubbi di Ernesto Carbone, consigliere del Csm, sullo svolgimento delle indagini sul decesso della giovane campionessa di sci si sarebbero tradotti in una richiesta di approfondimenti per capire se davvero, come sostiene, tutto sia stato chiuso in modo “sbrigativo”.

La sciatrice azzurra 19enne è morta a seguito di un gravissimo incidente durante un allenamento sulla pista Grawand G1 in Val Senales e per Carbone, riporta Il Corriere della Sera, va aperta una pratica per accertare se l’inchiesta della Procura di Bolzano è stata fatta correttamente o se sussistano “eventuali profili di responsabilità in capo ai magistrati titolari delle indagini“.



Morte di Matilde Lorenzi: la richiesta del consigliere Csm Ernesto Carbone

Stando alla istanza presentata da Carbone, consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura, la Procura di Bolzano avrebbe liquidato l’inchiesta sulla morte di Matilde Lorenzi “nel giro di poche ore” non ravvisando profili di responsabilità penale nonostante la complessità della vicenda e i dubbi che ancora insisterebbero sull’incidente.



Le indagini – scrive Carbone in un passaggio riportato dal Corriere – sono state chiuse sulla base di un rapporto dei carabinieri nel quale si dichiara che la pista era dotata di protezioni“, ma nel tratto in cui Matilde Lorenzi è caduta “mancavano reti di protezione a dividere la pista di allenamento dal fuori pista non battuto“. Stando a quanto rilevato dal consigliere del Csm, le condizioni di sicurezza sarebbero state completamente “inadeguate” per lo svolgimento degli allenamenti degli atleti.

C’è poi il nodo autopsia, che sul corpo di Matilde Lorenzi non è stata eseguita. Una lacuna che lascia aperto un interrogativo centrale sull’effettiva causa della morte della giovane campionessa. Infine il mancato sequestro della pista, lasciata “aperta e fruibile” nonostante la gravità del fatto e le indagini in corso.