Da quella dannata notte tra il 21 e il 22 dicembre scorso la vita di Pietro Genovese non è e non sarà mai più la stessa: il caso dell’incidente di Roma Ponte Milvio, con indagini e novità ancora oggi in continua proliferazione, resta ancora nella memoria collettiva con il dramma degli incidenti stradali “acuito” dalle ultime tragedia a Senigallia e in Valle Aurina. La morte di Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, investite dall’auto guidata da Pietro Genovese, in Corso Francia è un mistero ancora non del tutto chiarito e tra le opposte ricostruzioni delle due parti in causa oggi spunta la richiesta di Genovese di ricorso al Tribunale del Riesame: i suoi legali difensori hanno chiesto infatti l’attenuazione della misura cautelare (gli arresti domiciliari ai quali è stato sottoposto il 26 dicembre scorso), con l’udienza che sarà fissata nei prossimi giorni. Gli avvocati difensori – Franco Coppi e Gianluca Tognozzi – fanno leva nella richiesta di giudici della Libertà alla dichiarazione spontanea del ragazzo, subito fermatosi a soccorrere Gaia e Camilla dopo l’incidente spaventoso avvenuto sotto Ponte Milvio nella notte piovosa pochi giorni prima di Natale.



LE RICHIESTE DI GENOVESE E LA SUA RICOSTRUZIONE DEI FATTI

Il figlio del regista Paolo Genovese ha spiegato lo scorso 2 gennaio nell’interrogatorio di garanzia col gip come quella drammatica notte sia passato col semaforo verde e rispettando il limite di velocità fissato a 50 km/h ma di non aver proprio visto quelle due ragazze attraversare Corso Francia fuori dalle strisce pedonali. Di contro, i legali dei Von Freymann e Romagnoli – tra i quali figura anche l’ex Ministro Giulia Bongiorno – sostengono che le due 16enni investite e uccise abbiano non solo passato la strada con le strisce ma che non abbiano scavalcato alcun guard rail come invece sostengono diversi testimoni sentiti dagli inquirenti nei giorni immediatamente successivi alla tragedia di Ponte Milvio. Le indagini al momento puntano tutte sulla velocità cui procedeva il suv Renault guidato da Pietro Genovese e se sopratutto Gaia e Camilla abbiano attraversato lontano o sulle strisce pedonali: secondo una testimonianza che si rivelerà probabilmente dirimente al processo, una coppia presente in un’altra auto che ha assistito all’incidente sostiene che le due 16enni si siano gettate all’improvviso e in maniera pericolosa nel mezzo della strada, evitate per pochissimo da un’auto ma impattate poi tragicamente dal suv di Genovese. Toccherà a giudici e inquirenti provare a ricostruire al meglio l’intera dinamica per fugare ogni possibile dubbio e valutare se il 20enne figlio di Paolo Genovese, comunque trovato con tasso alcolemico tre volte sopra il limite – non va mai dimenticato questo “dettaglio – avesse potuto evitarle oppure no.

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