C’è la responsabilità di qualcuno dietro la morte di Giacomo Sartori? Del caso si è occupata ieri la trasmissione Chi l’ha visto che ha ripercorso l’intera vicenda del giovane Bellunese quasi trentenne. I genitori avevano fatto un appello alla trasmissione proprio dopo la sua scomparsa. Era un periodo “molto tranquillo” per Giacomo, a detta del padre, ed anche sul piano lavorativo “era molto soddisfatto”. La sera del furto un amico lo ha definito molto sereno e “di ottimo umore, sereno”. Poi però, al momento di pagare il conto si accorge di aver smarrito lo zaino con all’interno il pc e il cellulare di lavoro.
“Giacomo era turbato ma non eccessivamente”, ha spiegato l’amico che era con lui. Il ragazzo è dispiaciuto soprattutto perché non era la prima volta: “Il fatto di aver rivissuto la stessa esperienza lo avrebbe colpito molto”, ha commentato il padre. Solo una coincidenza? Il datore di lavoro ha spiegato che lui stava attualmente seguendo un progetto di un’azienda alimentare, quindi nulla di sensibile: “Normali dati gestionali”, dice. Nella zona del ritrovamento del corpo senza vita di Giacomo, finora si era detto che il ragazzo non ci era mai stato ma in realtà l’amico ha svelato che ci sarebbe andato lo scorso aprile per una gita in bicicletta. Sempre secondo il datore di lavoro, quella notte il ragazzo avrebbe fatto diversi accessi al sistema con il suo cellulare personale al fine di rintracciare quello aziendale ed il pc ma resta ancora una domanda: una volta giunto nel Pavese cosa ha fatto? Ha incontrato qualcuno? Ha incontrato il ladro? Poi la scoperta drammatica. Nessuno si era accorto prima del corpo. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Giacomo Sartori custodiva un segreto nel computer?
Restano dei punti di domanda rispetto al giallo di Giacomo Sartori, il quale non ha mai denunciato lo zaino rubato. Il caso è stato anche affrontato da Lombardia Nera: il suo suicidio non convince del tutto. La dinamica sarebbe ancora tutta da definire, così come quello che sarebbe scattato nella sua mente. Perchè per lui era così importante recuperare il computer? Tutte domande ancora senza risposta.
“C’è da indagare ancora e c’è da capire”, ha dichiarato l’ex poliziotta Viviana Bazzani. “C’è sicuramente un gran segreto nascosto in quel computer”, ha aggiunto l’ospite di Marco Oliva. Anche il cellulare rubato non sarebbe stato trovato: chi fine ha fatto? Proprio dall’analisi del cellulare di Giacomo potrebbero emergere ulteriori verità sul comportamento del giovane e sul percorso compiuto prima della terribile decisione di togliersi la vita. La sensazione è che qualcosa sia sfuggito: è possibile che abbia incontrato qualcuno? “Bisogna indagare nell’azienda dove lavorava”, ha chiosato la Bazzani. “Lui era spaventato perché in quel computer c’era qualcosa di veramente importante”, ha ribadito. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Caso Giacomo Sartori a Chi l’ha visto
Il dramma ed il giallo si celano dietro la drammatica morte di Giacomo Sartori, il giovane 30enne suicida dopo il furto del suo zaino. Il caso sarà affrontato dalla trasmissione Chi l’ha visto che, dopo il tragico ritrovamento del corpo senza vita, trovato impiccato lo scorso venerdì mattina nel Pavese, si interrogherà questa sera su tutti gli aspetti ancora oscuri che ruotano attorno al giallo, a partire da quanto accaduto nei momenti successivi alla scoperta del furto.
Di Giacomo si erano perse le tracce il 17 settembre scorso, dopo una serata trascorsa in compagnia in una enoteca di Milano, nei pressi di Piazza Venezia. Il suo corpo è stato rinvenuto privo di vita venerdì 24 settembre a Casorate Primo, un luogo nel quale Giacomo non aveva alcun contatto. A trovarlo la Vice Coordinatrice della Protezione Civile di Bereguardo che, come riferisce VNews24.it ha commentato: “Ho visto a terra il telefono e le chiavi dell’auto, appoggiati in ordine. Ho alzato gli occhi e ho scorto il corpo”. La sua auto, una Polo grigio scuro è stata rinvenuta a 200 metri di distanza. I primi rilievi avrebbero confermato che il ragazzo si era diretto nella zona dell’agriturismo Cascina Caiella per rintracciare il cellulare aziendale rubato insieme a due pc. L’autopsia nei giorni scorsi ha confermato l’ipotesi del suicidio e l’assenza di segni di violenza sul corpo. Per questo potrebbero presto fermarsi le indagini sulla morte di Sartori. “Nella maggior parte dei suicidi non si saprà mai la causa del gesto”, hanno confermato a Fanpage.it i militari della caserma di Milano.
Morte Giacomo Sartori: indagini verso lo stop dopo conferma suicidio
Sono tante le domande senza risposta che ruotano attorno al giallo di Giacomo Sartori ma una cosa è certa: il trentenne non ha mai denunciato il furto del suo zaino e dei due computer. Lo hanno riferito i carabinieri a Fanpage.it. Anche per tale ragione si seguono piste differenti. I militari sono alla ricerca dei due computer oggetto del furto ma non perché potrebbero essere utili per capire le cause del suicidio del ragazzo.
I reali motivi che hanno portato Giacomo a compiere il tragico gesto potrebbero emergere dalle analisi del suo cellulare trovato poco distante dal corpo. Tuttavia, una volta confermato il suicidio, le indagini potrebbero non proseguire. È probabile inoltre che non si avrà mai la certezza sul perché il trentenne abbia compiuto quel gesto. Secondo i carabinieri Giacomo era sulle tracce dei due computer rubati. Stando a una loro ricostruzione, il giovane tecnico informatico avrebbe vagato per ore prima di parcheggiare la sua auto e procedere a piedi. Il suo corpo è stato rinvenuto poco distante, impiccato ad una grossa quercia. Sul motivo del suicidio però, secondo i carabinieri resterà con ogni probabilità un mistero.