Storie Italiane si è soffermato stamane in apertura sul processo ad Alessandro Impagnatiello, imputato per l’omicidio di Giulia Tramontano. Ospite l’avvocato Ingroia, parte civile del comune di Senago, che ha spiegato: “Non credo che le scuse siano sincere, l’imputato ha recitato una parte fin da quando si è presentato in aula, a capo basso, qualche lacrima prima dell’intervento, non mi pare che le parole che abbiamo ascoltato siano parole dettate da autenticità e sincerità per altro ci vuole un bel coraggio a dire certe cose, come il riferimento al figlio e a Giulia, cosa inaccettabili e condivido in pieno la scelta dei famigliari di uscire dall’aula”. Ingroia ha proseguito: “Sull’udienza di ieri non ho condiviso due cose: sono stati ammessi solo i famigliari ed esclusi il Comune e le associazioni a tutela delle donne ecc. Secondo me questa decisione e anche quella di escludere le telecamere non sono state appropriate, i cittadini hanno diritto ad essere informati, almeno potevamo ascoltare le parole di Impagnatiello e forse gli italiani si sarebbero fatti un’idea. Lì c’è una linea difensiva di perseguire il vizio di mente, e lui ha iniziato a difendersi”. Per Ingroia “Ha programmato tutto, ieri ha recitato quasi una sceneggiata, uso parole forti ma è così”.
Storie Italiane ha mandato in onda anche le parole dell’avvocato di Impagnatiello: “Le sue frasi sono partite da lui, era la prima occasione per poter chiedere scusa e si sentiva di farlo, non si sa spiegare cosa è accaduto, è sgomento, ha lasciato il tempo alla famiglia di sentire il proprio dolore, ha provato diverse volte a metter per iscritto i suoi sentimenti ma non ci è mai riuscito”. Così invece l’avvocato della famiglia Tramontano: “Sono state rappresentate da un imputato che affronta un processo davanti alla corte d’assise a distanza di sette mesi di un assassinio, le scuse, ma questo avviene anche quando facciamo i processi per casi in cui rubano la benzina. Non oggettiviamo le lacrime ci basiamo sugli atti processuali, il signor Impagnatiello usa i suoi mezzi a disposizione ma questo non significa che la famiglia possa accogliere le scuse, non si tratta di un assemblea condominiale, è l’assassino di una giovane donna e del suo bambino”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
MORTE GIULIA TRAMONTANO, IMPAGNATIELLO A PROCESSO: “CHIEDO SCUSA, QUEL GIORNO SONO MORTO ANCHE IO”
Si è aperto ieri il processo nei confronti di Alessandro Impagnatiello, il 31enne ex barman di Senago accusato di aver ucciso la sua fidanzata, Giulia Tramontano, incinta al settimo mese. L’imputato, come riferisce TgCom24.it, ha pianto seduto nella propria gabbia, dopo di che ha effettuato delle dichiarazioni in cui ha detto: “Sto chiedendo unicamente a tante persone scusa, ma non sarà mai abbastanza. Sono stato preso da qualcosa che risulterà sempre inspiegabile e da una grande disumanità. Ero sconvolto e perso. Quel giorno ho distrutto il bambino che ero pronto ad accogliere”.
Scuse che la famiglia di Giulia Tramontano non ha accolto: “Puoi chiedere scusa se per errore hai urtato lo specchietto della mia auto – dice la sorella della vittima – non puoi chiedere scusa se hai avvelenato mia sorella e mio nipote, prendendoci in giro e deridendone la sua figura”. E ancora: “Non hai diritto a pronunciare, invocare o pensare a Giulia e Thiago. Dopo averli uccisi barbaramente meriti di svegliarti ogni giorno in galera, ripensando a ciò che hai fatto e provando ribrezzo per te stesso”. Al processo, oltre alla sorella, vi era anche il papà di Giulia Tramontano ed altri parenti della giovane ammazzata barbaramente.
MORTE GIULIA TRAMONTANO, IMPAGNATIELLO: “STO SENTENDO OGNI GIORNO…”
“Quel giorno anche io me ne sono andato – ha ripreso la parola Alessandro Impagnatiello – sono qui a parlare ma non vivo più. Non chiedo che queste scuse vengano accettate, perché sto sentendo ogni giorno cosa vuol dire perdere un figlio e molto di più, non posso chiedere perdono”.
Impagnatiello è accusato di omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà, futili motivi e rapporto di convivenza, oltre che dei reati di interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere. Giulia Tramontano, quando venne uccisa il 27 maggio 2023 a 29 anni, era incinta di 7 mesi. La famiglia chiede da tempo l’ergastolo e l’avvocato Giovanni Cacciapuoti, prima del processo, ha detto: “Per lui la condanna che merita”.