Gli accertamenti in corso sull’orditoio, il macchinario nel quale è stata trascinata la giovane Laura D’Orazio, mamma 22enne uccisa mentre lavorava il 3 maggio scorso, in una azienda tessile di Montemurlo, in provincia di Prato, hanno fatto emergere una presunta manomissione. Secondo quanto riferito dal Tgr Rai Toscana, sarebbe stato manomesso il quadro elettrico consentendo così il funzionamento dell’orditoio anche senza la saracinesca di protezione al macchinario abbassata. Sin dalle prime ore delle indagini gli inquirenti avevano ipotizzato una minore sicurezza al fine di aumentare la produttività ed ora sembra trovare piena conferma dopo la perizia.
Come spiega il quotidiano Repubblica.it, durante il sopralluogo dei periti sarebbe stata accertata la manomissione del quadro elettrico per permettere il funzionamento del macchinario anche senza che vi fosse la saracinesca di sicurezza abbassata. La protezione sarebbe stata del tutto rimossa, secondo le ipotesi investigative al fine di velocizzare il lavoro.
MORTE LUANA D’ORAZIO, PERIZIA SU ORDITOIO E IPOTESI ACCUSA
Nell’avviso di accertamento tecnico della procura si legge che gli indagato “rimuovevano dall’orditoio marca Karl Mayer TexilmachineFabrik Gmbh la saracinesca protettiva, ovvero un meccanismo destinato a prevenire infortuni sul lavoro”. Anche sull’ordito gemello che è stato sequestrato, sarebbe stata accertata l’assenza della fotocellula di sicurezza. La relazione eseguita dal perito potrebbe essere consegnata nei prossimi giorni alla procura di Prato. Intanto, nella giornata di ieri, rivela ancora il quotidiano Repubblica nell’edizione locale, la titolare dell’azienda in cui lavorava Luana D’Orazio era stata a lungo sentita dai magistrati che indagano alla morte della ragazza. Luana Coppini, sin dalle prime ore successive al dramma aveva detto di volersi occupare del bimbo della sua giovane dipendente rimasta uccisa nella sua stessa azienda che, per un beffardo scherzo del destino si chiama proprio “Orditura Luana”. Il marito avrebbe invece scelto di non parlare. Le accuse si concentrerebbero proprio sulla saracinesca di protezione che garantirebbe tutele al lavoratore. Non è chiara neppure quale fosse la mansione di Luana, assunta da poco e quindi probabilmente non titolata a usare da sola il macchinario.