Era il 14 luglio 2019 quando Maria Luisa Ruggerone, ex primario di terapia intensiva e capo del centro veleni del Niguarda fu trovata morta all’età di 88 anni nella sua casa a Sesto Calende. Dalla perizia emerge una morte per peritonite ma il figlio non crede a tale tesi: si trattò di morte naturale o di omicidio? Ieri si è svolta l’udienza che ha avuto un “risultato positivo”, come spiegato nello studio di Iceberg Lombardia dall’avvocato Pierpaolo Cassarà, legale della famiglia Ruggerone. “Il consulente della procura dice che la signora è morta per peritonite acuta ma il nostro tecnico nominato in incidente probatorio asserisce nettamente il contrario”. Da qui la decisione di far fare una seconda perizia entrata a gamba tesa per l’equivoca situazione tecnica e nella prossima udienza potranno esserci ulteriori chiarimenti sulla vicenda.
Nella seconda perizia, ha spiegato l’avvocato Cassarà, “si esclude a priori che si sia trattato di peritonite”. Una perizia clamorosa depositata ieri e nella quale si legge: “autopsia fatta in modo superficiale sia per la ricerca della perforazione intestinale che per quanto riguarda la sede anatomopatologica del sanguinamento acuto. Più probabile che l’emorragia sia stata provocata dalla lacerazione di un’arteria rettale”.
MARIA LUISA RUGGERONE: OMICIDIO O MORTE NATURALE?
La teoria della difesa della famiglia Ruggerone è choc. Secondo l’avvocato Cassarà la loro teoria è che qualcuno abbia “seviziato e minacciato” l’anziana vittima perchè “una peritonite lascia il tempo per salvarsi, non si consuma in quello choc emorragico che non ha dato alla vittima il tempo di chiamare o allertarsi”. Questo soprattutto alla luce del lavoro che svolgeva la donna. Alla luce di quanto emerso dalla seconda perizia, la difesa ha cercato di sollevare nella testa del giudice un dubbio evidente da analizzare tra tecnici. Vere indagini sul caso non sono mai state fatte al punto che la scena è rimasta invariata per lungo tempo. Al fine di poter eseguire una maggiore ricerca, l’avvocato Cassarà ha portato anche i cani molecolari. Al cane sono stati fatti annusare tre diversi tamponi prelevati dalla casa di Sesto Calende. Si cercano nuove tracce nelle campagne adiacenti. Ma cosa cercavano esattamente? “Il cane esternamente ha confermato una circostanza importante in quanto non sono stati segnalati reperti riferiti alla signora, ma ha agguantato nell’abitazione l’odore che aveva avvertito prima con quel tampone ed ha trovato sicuramente la borsa in uso alla signora da cui mancano tutti gli oggetti personali”.
I CANI MOLECOLARI E LA TRACCIA TROVATA NELLA CASA
A distanza di due anni dalla morte di Maria Luisa Ruggerone, il cane molecolare ha fiutato una presenza nella borsa della donna dalla quale sarebbero spariti alcuni oggetti mai trovati. “Abbiamo avuto in particolare un odore”, hanno spiegato gli uomini della squadra dell’unità cinofila, “l’odore è molto simile se non quello che ci è stato fornito. Il cane ha segnalato tra tutti gli oggetti una borsa rossa”. Si tratta della borsa della donna. “Penso che per logica le cose sono sparita da questa borsa”, ha sostenuto l’investigatore privato Walter Piazza, “per questo il cane avrebbe avuto un interesse maggiore”. Ora la borsa sarà oggetto di ulteriori verifiche. Ci sarebbero anche altre tracce nell’abitazione di Sesto Calende mai esaminata, tra cui alcune impronte “sudate”. “Secondo noi potrebbe essere benissimo un atto sfociato in rapina”, ha spiegato Piazza, “qualcosa è successo”. Si tratta dunque davvero della scena di un crimine?