Come è morto davvero Mario Paciolla, il giovane collaboratore napoletano 33enne dell’Onu trovato senza vita lo scorso 15 luglio in Colombia? Ad indagare sul caso, inizialmente bollato come suicidio, ora è anche il quotidiano colombiano El Espectador, che pone l’accento su tutta una serie di elementi i quali potrebbero raccontare una storia del tutto differente rispetto alla morte del giovane. Dal silenzio dell’Onu alla presunta fuga di notizie interna, passando per le dimissioni di un ministro del governo colombiano: cosa è successo davvero? Con il passare del tempo, a quasi due mesi dalla morte di Mario Paciolla, prenderebbe sempre più forma la tesi della morte del dipendente Onu per omicidio, legato alla presunta fuga di notizie relativa ad un rapporto che avrebbe portato alle dimissioni del ministro della Difesa Guillermo Botero, avvenute lo scorso anno. E’ quanto emerge dall’inchiesta del quotidiano colombiano El Espectador a firma di Claudia Julieta Duque e ripreso oggi anche da molta stampa nostrana a partire dal Fatto Quotidiano: Botero sarebbe stato costretto alle dimissioni al fine di evitare una mozione di censura contro di lui dopo un bombardamento militare in cui morirono 7 minori legati ad un gruppo dissidente delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). Mario Paciolla, insieme ad altri dipendenti Onu, aveva lavorato proprio al rapporto relativo a quel bombardamento e che sarebbe dovuto restare riservato. Non solo: secondo il quotidiano colombiano il 33enne italiano “fu uno degli incaricati di verificare le circostanze del bombardamento”, avvenuto nel 2019 in Caquetá.
MORTE MARIO PACIOLLA: DIPENDENTE ONU È STATO UCCISO?
Sempre secondo le informazioni sulla morte di Mario Paciolla raccolte da El Espectator, il lavoro del dipendente Onu trovato morto arrivò nelle mani del senatore dell’opposizione Roy Barreras che lo utilizzò in un dibattito in Parlamento per mettere in difficoltà il ministro Botero che quindi si dimise nel novembre dello scorso anno. Le conclusioni della verifica furono redatte proprio da Paciolla ed altri colleghi e sarebbero giunte poi attraverso il responsabile Onu regionale, Raùl Rosende, nelle mani di Barreras, che ha smentito con forza la versione. Per tale ragione, spiega il giornale colombiano, il 33enne “si sentiva in pericolo, tradito, usato, e arrabbiato con i suoi superiori, al punto da chiedere un trasferimento in un’altra sede, mai ottenuto”. C’è però anche un ulteriore particolare che avvalorerebbe la tesi del suicidio come una messinscena: nella sede della missione Onu a Bogotà dove lavorava l’italiano, racconta il giornale, “è stato trovato un mouse del computer di Paciolla che dipendenti delle Nazioni Unite, guidati dal capo della sicurezza della missione nel Caguàn ed ex militare a riposo dell’esercito colombiano, Christian Leonardo Thompson Garzòn, hanno sottratto nel suo domicilio all’indomani della morte”. Tale oggetto risulterebbe nell’inventario inviato alla famiglia che tuttavia non avrebbe ricevuto nulla e, come spiega la giornalista che ha condotto l’inchiesta, il mouse sarebbe stato rinvenuto “impregnato di sangue, ma nonostante questo fu pulito e prelevato dall’Onu”.