Giungono importanti novità in merito all’indagine per la morte di Martina Rossi, la 20enne di Genova che morì in Spagna a Palma di Maiorca il 3 agosto del 2011. Secondo l’accusa, come ricorda anche Il Fatto Quotidiano, la ragazza morì dopo essersi gettata dal balcone per sfuggire ad uno stupro e di conseguenza sono stati chiesti tre anni da parte del sostituto procuratore generale di Firenze, Luigi Bocciolini, nei confronti degli imputati Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, coloro che si trovavano nella stanza d’albergo di Martina Rossi poco prima del suo decesso.



La stessa richiesta è stata fatta anche dai legali dei genitori della giovane, parti civili del processo che si è aperto ieri nel capoluogo toscano. Ora si attende la parola alla difesa, con la nuova udienza fissata la prossima settimana, il 14 aprile, e i tempi sono fondamentali in quanto ad agosto scatterà la prescrizione, essendo passati esattamente dieci anni dall’episodio.



MORTE MARTINA ROSSI, LEGALI IMPUTATI RICUSANO CORTE

“Spero – ha detto ieri il signor Bruno, il papà di Martina Rossi, entrando nella in aula con la moglie, Franca Murialdo – che questo nuovo appello confermi la condanna di primo grado”. I legali degli imputati hanno chiesto la riapertura dell’istruttoria, sui cui la corte deciderà successivamente, ed inoltre, hanno presentato istanza di ricusazione del presidente della corte, Alessandro Nencini, contestando alcune dichiarazioni che lo stesso avrebbe fatto alla stampa negli scorsi giorni e in cui affermava che il processo non si sarebbe concluso a Firenze ma sarebbe andato in archivio per prescrizione. Non è da escludere comunque che settimana prossima possa già giungere la sentenza, o al più tardi il prossimo 28 aprile, e successivamente potrebbe esservi un nuovo appello in Cassazione. Il tribunale di Arezzo aveva condannato Albertoni e Vanneschi in primo grado a sei anni di reclusione per tentata violenza sessuale, mentre l’accusa di morte in conseguenza di altro reato era andata in prescrizione. In appello il 9 giugno i due imputati erano stati assolti, poi a gennaio la Cassazione a veva accolto il ricorso presentato dalla procura generale di Firenze, annullando quindi la sentenza in primo grado.

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