Dopo la sentenza di Appello bis che ha condannato a 3 anni di reclusione i due imputati per la morte di Martina Rossi, come riferisce La Nazione è giunta la reazione a caldo dei genitori della giovane vittima, studentessa genovese, morta nel 2011: “Loro possono continuare a vivere, nostra figlia no”. Queste le prime parole pronunciate da Bruno Rossi e Franca Murialdo. Ai due ragazzi, il 28enne Alessandro Albertoni e il 29enne Luca Vanneschi, entrambi di Castiglion Fibocchi, è stata revocata anche l’assoluzione per l’altro capo di imputazione originario, ovvero la morte come conseguenza di altro reato, che è stato dichiarato prescritto. Nel precedente processo d’Appello del giugno dello scorso anno c’era stato invece un proscioglimento con formula piena.
Le difese dei due imputati, nella passata udienza del 14 aprile, avevano chiesto per entrambi i ragazzi l’assoluzione. Parlando all’Adnkronos, i genitori di Martina Rossi hanno aggiunto: “I giudici hanno riconosciuto che nostra figlia è stata ammazzata, non è morta per un gioco. Il nostro stato d’animo è sopra il cielo: con questa sentenza ci sembra di aver recuperato l’affetto di nostra figlia, la sentiamo di nuovo al nostro fianco. La nostra lunga battaglia lunga dieci anni non è stata inutile”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
ALBERTONI E VANNESCHI CONDANNATI A 3 ANNI
E’ giunta pochi istanti fa la sentenza della Corte d’Appello di Firenze, nell’ambito del processo bis sulla morte di Martina Rossi, dopo il rinvio disposto dalla Cassazione. I giudici hanno condannato a 3 anni di reclusione i due imputati, il 28enne Alessandro Albertoni e il 29enne Luca Vanneschi con l’accusa di tentata violenza sessuale di gruppo, reato in conseguenza del quale sarebbe morta la giovane Martina, studentessa appena 20enne di Genova. La Rossi sarebbe precipitata dal sesto piano di un hotel a Palma di Maiorca dove si trovava in vacanza il 3 agosto 2011. In aula al momento della lettura della sentenza, come spiega Leggo.it, erano presenti entrambi gli imputati aretini che però prima della camera di consiglio non hanno rilasciato alcuna dichiarazione spontanea, come precedentemente annunciato. Presenti anche i genitori della vittima, Bruno Rossi e Franca Murialdo, che non hanno mai smesso di lottare affinchè il caso venisse riaperto.
La Corte d’Appello di Firenze ha accolto in pieno le richieste del sostituto procuratore generale Luigi Bocciolini il quale lo scorso 7 aprile, al termine della sua requisitoria, aveva appunto chiesto la condanna dei due giovani a 3 anni di reclusione (che tra l’altro si estinguerà per prescrizione tra la fine della prossima estate e l’autunno). (Aggiornamento di Emanuela Longo)
ATTESA PER SENTENZA D’APPELLO BIS
E’ un giorno molto importante per quanto riguarda la morte di Martina Rossi, la giovane ragazza ligure deceduta ad agosto del 2011 a Maiorca, precipitando da un hotel dove la stessa alloggiava. Secondo la famiglia la giovane si sarebbe uccisa per scappare da uno stupro ma i due ragazzi imputati, Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, accusati di violenza sessuale di gruppo, si sono sempre detti innocenti, mentre l’altro reato, morte come conseguenza di altro reato, è andato prescritto. Oggi Storie Italiane ha intervistato Bruno Rossi, il papà della giovane vittima: “Da una parte c’è speranza – le sue parole – dall’altra il dolore si ripete ogni qual volta si parla di Martina, ogni volta che si pensa che è stata lasciata nella vasca per 40 minuti (la fontana dove è finita dopo essere caduta ndr), una fine terribile, una persona che non aveva mai fatto male nessuno, sapeva scrivere, disegnare, voleva bene agli altri, una morte rubata senza motivo”.
E ancora: “Han provato a spogliarla, a metterle le mani addosso con violenza, a metterla sul letto, improvvisamente cade dalla finestra e perde la vita senza alcun senso perchè due persone volevano fare qualcosa che lei non voleva, l’atto d’amore si fa con amore se non che è amore è? Pensare che fine fa una persona, pensare che la testimone avverte che dal quarto piano è caduta una persona e poi vanno in giro a cercarla. Non riesco a capire, il problema è questo, che Martina alle 18:50 circa cade e alle 19:47 certificano la morte, provano a rianimarla, è quasi una morte in diretta”.
MORTE MARTINA ROSSI, IL PADRE: “CHI RUBA UNA MELA RISCHIA DI PIU’”
Secondo il padre di Martina Rossi le indagini non sono state svolte in maniera adeguata: “Non era previsto che Maiorca potesse accogliere una morte violenta, perchè c’è un business dietro il turismo, è assurdo. Si dovrebbero fare delle indagini serie”. Cosa si aspetta oggi Bruno? “Dopo 10 anni di processo lascia ai ragazzi tre anni di galera, tutto questo lavoro per tre anni. Una persona che ha fame e ruba la mela prende di più, noi dovremmo ragionare sulla prescrizione, le regole… non devono essere solo chiacchiere. Almeno la responsabilità, quando camminano per strada ‘questi due son quelli che hanno ucciso Martina’”.