C’è almeno un indagato per la morte di Michele Merlo. È quanto emerso dopo che l’inchiesta della procura di Bologna è passata a quella di Vicenza: il fascicolo ora è nelle mani del pm Barbara De Munari. Lo rivela il Corriere della Sera, spiegando che il reato contestato è quello di omicidio colposo in merito a condotte mediche. Sulla copertina del fascicolo, dunque, ci sarebbe almeno un nome e l’ipotesi su chi sia non dovrebbe essere difficile da fare visto che dagli accertamenti eseguiti dal pm emiliano Elena Caruso, in particolare all’esito dell’autopsia e alle verifiche dei carabinieri del Nas, non erano emerse responsabilità in capo ai medici degli ospedali bolognesi che avevano avuto in cura il cantautore.
Le eventuali responsabilità sulla morte dell’ex allievo di Amici ed ex concorrente di X Factor, stroncato da un’emorragia cerebrale scaturita da una leucemia fulminante, andrebbero dunque ricercate per gli inquirenti nelle fasi antecedenti, sulle condotte del medico di famiglia di Rosà e del pronto soccorso di Cittadella, strutture dove sono stati già mandati gli ispettori della Regione Veneto.
MORTE MICHELE MERLO: LE CONCLUSIONI DEI PERITI
Per i periti che hanno eseguito l’autopsia sul corpo di Michele Merlo, cioè il professor Antonio Cuneo e il dottor Matteo Tudini, quando il cantante il 2 giugno si presentò a Vergato era già troppo tardi. Lamentava placche, sangue dal naso, mal di gola e mal di testa, ma venne dimesso con la diagnosi di faringite e la prescrizione di un antibiotico. Ma se pure i medici avessero intuito i segnali della leucemia, l’artista non si sarebbe potuto salvare. Solo se la giusta terapia fosse stata somministrata a partire dal 27-28 maggio «avrebbe avuto una probabilità di sopravvivenza compresa tra il 79 e l’87 per cento». Questa conclusione, dunque, scagiona i medici emiliani.
E così, evidenzia il Corriere, si spiega il passaggio del fascicolo di Bologna alla procura di Vicenza che potrebbe delegare ulteriori approfondimenti, anche se il quadro accusatorio sembra cristallizzato. Al vaglio della procura c’è anche una email che Michele Merlo spedì alla medicina di gruppo di Rosà allegando la foto del vistoso ematoma, ricevendo come risposta da un anonimo assistente di studio la precisazione che quel canale di contatto è solo per le terapie croniche e che non bisognava inviare foto. Dopo il transito in pronto soccorso, Michele Merlo andò dal suo medico, che si difende spiegando di essersi fidato delle parole del cantante, il quale gli aveva raccontato di aver subito alcuni colpi durante un trasloco.