TG3 E LA7 PUBBLICANO IL VIDEO DELL’INSEGUIMENTO ALLA MOTO DI RAMY E FARES: POLEMICHE SULLE FRASI DEI CARABINIERI
Poteva essere il video definitivo quello messo a disposizione da Tg3 e La7 sull’inseguimento spericolato per le vie di Milano di varie pattugli dei carabinieri verso la moto (un T-Max) guidata da Fares Bouzidi, con a bordo il giovanissimo Ramy Elgaml: l’epilogo tragico purtroppo lo conosciamo tutti, nella notte del 4 dicembre 2024 il ragazzo residente in Milano Corvetto muore nell’impatto contro un semaforo all’incrocio tra Via Quaranta e Via Ripamonti, al termine di una fuga choc per praticamente tutta Milano. Ebbene, i video pubblicati dai due tg – provengono dalle dash-cam a bordo delle “gazzelle” dei Carabinieri, con tanto di audio in diretta – mostrano molto della morte di Ramy ma non le prove “definitive” sullo speronamento o meno dei militari contro lo scooter guidato a pazza velocità.
Ci sono almeno due momenti, secondo i video che circolano ora in rete, dove è netto l’impatto tra i Carabinieri e la moto guidata dall’amico di Ramy (il quale ad un certo punto perde anche il casco proprio per le folli velocità raggiunte da quello scooter che non si era fermato ad un posto di blocco in zona Milano Maciachini): netto ma non decisivo, in quanto i due ragazzi riescono comunque a sfuggire, con le parole dei militari che sanno di delusione «Uff, non sono caduti!», oppure «Chiudilo, chiudilo…no, non è caduto». È proprio su quelle parole che sorgono le prime polemiche, come se appunto l’intento dei Carabinieri fosse quello di investire e uccidere i due ragazzi: questo il video non lo dice, semmai è palese l’intento dei militari di fermare quella folle corsa dopo che si presumeva potessero star nascondendo qualcosa non essendosi fermati all’alt originario. Ma il video diventa inquietante sul finale, dove si scorge all’altezza di Via Quaranta la svolta a sinistra (contromano) dello scooter affiancato da una pattuglia dell’Arma: i ragazzi perdono il controllo della moto, si schiantano contro il semaforo e Ramy purtroppo perderà la vita pochi istanti dopo per il trauma choc, non avendo tra l’altro più il casco.
IL VIDEO SULLA MORTE DI RAMY ELGAML DICE MOLTO MA NON TUTTO: I PUNTI OSCURI, LE RICHIESTE DI ACCUSA E DIFESA
In quel punto, appena dopo l’impatto, si vedono i carabinieri avvertire via radio che i ragazzi «sono caduti», con tanto di «bene» dettato da un altro militare in collegamento, il quale però ancora non sapeva le condizioni fatali di Ramy Elgaml. Fin lì l’operazione sembrava conclusa positivamente, con i due ragazzi sospetti in fuga fermati: in pochi minuti però la sensazione della tragedia prende corpo e iniziano i punti “oscuri”. Dal testimone presente all’incrocio che dice di aver ripreso tutto ma che i Carabinieri gli avrebbero intimato di cancellare il video (nelle immagini dalle dash-cam si vede solo due agenti che si avvicinano al testimone, ndr), alle relazioni dei Vigili che invece escludono il tamponamento tra auto e T-Max in prossimità del punto esatto dove la moto di Fares e Ramy perde il controllo, mentre fissano a prima dell’incrocio l’ultimo impatto.
Al netto del “lancio” fatto dai tg nazionali sulla “prova” del tamponamento dei Carabinieri contro la moto dei ragazzi residenti in Corvetto, le immagini finora mostrate non danno la prova regina: lo scooter e l’auto sono infatti molto vicine, quasi attaccate ma non vi ora la prova che vi sia stato un effettivo contatto, se non appunto la perdita di controllo del mezzo leggero. Di tentati speronamenti ve ne sono stati durante l’inseguimento, tanto che i Carabinieri hanno sempre ammesso di aver tentato di fermarli in ogni modo nella lunga corsa da nord e sud di Milano verso la zona Corvetto: ma sul momento fatale, dove poi perde tragicamente la vita Ramy Elgaml, tale prova certa al momento manca. Secondo gli avvocati della dei due ragazzi, i video dimostrano con chiarezza che «si tratta di omicidio volontario», non vi sono dubbi. Di contro invece i Carabinieri sostengono di non aver toccato in quel punto la moto: al momento, rischiano comunque l’accusa di omicidio colposo. Il mistero resta, così come l’oscura “gestione” degli attimi successivi e così come l’assurdità di una fuga all’impazzata per il centro della città. Al netto di tutto, le violenze e le indicibili scene viste nei giorni successivi a Corvetto non possono e non devono mai essere giustificate da alcunché: come ha sempre ripetuto il papà di Ramy, serve scoprire la verità sulla morte del suo ragazzo, il quale però – ammette con coraggio – non doveva trovarsi in quella condizione e in quelle modalità.