Perché ci sono stati tanti morti a causa del Covid? Se lo sono chiesti anche gli scienziati della Northwestern University Feinberg School of Medicine, che grazie anche all’intelligenza artificiale hanno scoperto che ha inciso anche la ventilazione meccanica. Infatti, in uno studio pubblicato a giugno sulla rivista scientifica Journal of Clinical Investigation, hanno scoperto che la polmonite batterica secondaria è stato un fattore chiave, non la cosiddetta tempesta citochinica, tanto citata durante la pandemia. Quindi, non è il coronavirus in sé a causare la morte dei malati, ma la ventilazione a livello polmonare, soprattutto se forzata, in quanto la metà dei pazienti con Covid finiti in terapia intensiva ha sviluppato la polmonite batterica secondaria associata alla ventilazione polmonare usata per salvarli.



«I nostri dati suggeriscono che la mortalità correlata al virus stesso è relativamente bassa, ma altre cose che accadono durante la degenza in terapia intensiva, come la polmonite batterica secondaria, compensano questo stato», ha spiegato il professor Benjamin Singer, docente di Medicina Polmonare presso il Dipartimento di Medicina, medico polmonare e di terapia intensiva della Northwestern Medicine. Quindi, chi è stato trattato per la polmonite secondaria aveva maggiori probabilità di vivere, invece «quelli in cui questo tipo di polmonite non si è risolta avevano maggiori probabilità di morire».



COVID, TANTI MORTI ANCHE PER VENTILAZIONE MECCANICA

La tempesta di citochine è un’infiammazione travolgente che causa insufficienza in polmoni, reni, cervello e altri organi. Se questa fosse alla base della lunga degenza dei pazienti con Covid, allora i medici dovrebbero vedere «frequenti transizioni a stati caratterizzati da insufficienza multiorgano». Ma non è quanto emerso nello studio. I casi c’erano, ma erano rari. La comunità scientifica ha, dunque, sottovalutato il ruolo dell’infezione batterica del polmone come contributo determinante alla morte nei pazienti Covid, infatti la maggior parte dei centri non l’ha cercata o ha osservato solo i risultati in presenza o assenza di infezione batterica, «non se il trattamento avesse successo o no», ha spiegato Richard Wunderink, primario che guida il Successful Clinical Response in Pneumonia Therapy Systems Biology Center presso la Northwestern e coautore dello studio.



La ricerca ha coinvolto 585 pazienti nell’unità di terapia intensiva (ICU) del Northwestern Memorial Hospital con polmonite grave e insufficienza respiratoria, di cui 190 affetti da Covid. Usando l’intelligenza artificiale, in particolare un nuovo approccio di apprendimento automatico chiamato “CarpeDiem“, che raggruppa pazienti simili in stati clinici simili, hanno capito come la polmonite batterica abbia influito sul decorso della malattia. Pertanto, la ricerca confuta la teoria della tempesta di citochine, che si riteneva fosse responsabile della morte dei pazienti con Covid.