La denuncia social di Roberto Burioni e la replica di Matteo Bassetti, che chiede una commissione d’inchiesta, alimenta il dibattito all’interno della comunità scientifica sull’alto numero di morti Covid in Italia. Il tema non è nuovo, ma è stato ripreso anche per sollevare la questione delle poche prescrizioni del farmaco antivirale Paxlovid rispetto a quelle, pare, numerose dell’azitromicina. Confrontando i dati europei forniti dall’Oms si evince che l’Italia è dietro ad alcuni grandi Paesi occidentali. Dai dati grezzi su ogni milione di abitanti emerge: 1.761 in Germania, 2.280 in Francia, 2.368 in Spagna, 2.754 nel Regno Unito e 2.929 in Italia. Anche la Svezia, che è stata spesso criticata per la sua gestione poco “restrittiva” ha un dato migliore: 1.905 morti per milione di abitanti.
Per Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Car, non è però semplice un confronto tra Stati, «perché non tutte le nazioni registrano i decessi nello stesso modo». Per quanto riguarda i dati attuali, «indicano che il tasso di mortalità in Italia è praticamente identico a quello del Regno Unito, di poco superiore rispetto a quanto osservato in Spagna e Francia, significativamente più elevato rispetto alla Germania, ma nettamente inferiore rispetto alla media statunitense».
MORTI COVID IN ITALIA, SCIENZA CHIEDE INDAGINE
Dunque, per Giovanni Maga è una questione di metodo e catalogazione. «In Italia, come nella maggior parte dei paesi europei, vengono catalogate come morti relative a Covid-19 tutte le persone decedute con una positività al virus. Non tutti questi casi sono effettivamente ascrivibili a un effetto diretto di Sars-CoV2, a volte potrebbe essersi trattato di esiti infausti dovuti al decorso naturale di patologie pregresse». Intanto Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive al policlinico San Martino di Genova, è tornato a chiedere una commissione medica sui morti Covid in Italia: «Mi fa piacere che molti colleghi si uniscano alla mia richiesta di una commissione medica di inchiesta sui morti Covid. Sono davvero troppi. Bisogna stabilire se si contano male o se vengono trattati tardivamente e senza usufruire dei vari farmaci ad azione antivirale», ha scritto l’infettivologo su Twitter. Il geriatra Graziano Onder dell’Istituto superiore di sanità (Iss) a proposito della classificazione ha ribadito al Corriere che «la regola prevede che siano classificati come “decessi da Covid-19” solo quelli in cui l’infezione è riconosciuta come plausibile causa del decesso». D’altra parte, conferma che ogni Paese conta i morti in modo diverso. Inoltre, il numero va contestualizzato in base alle ondate epidemiche, che non sempre coincidono a livello temporale tra Stati.
ISS APRE A RAGIONAMENTO SU MORTI COVID IN ITALIA
Per Graziano Onder dell’Iss il parametro su cui fare i confronti internazionali «è quello dell’eccesso di mortalità: quanti morti in più abbiamo avuto rispetto alla media degli anni in cui non avevamo il Covid. Questo è un dato più standardizzato e comparabile. Attualmente il monitoraggio arriva fino a giugno quando, ad esempio, l’Italia era posizionata molto meglio rispetto ad altri Paesi». Di fatto, i numeri sono difficili da interpretare perché sembrano fornire risultati assoluti, ma nascondono molteplici fattori da analizzare e che si incrociano. Per quanto riguarda i morti Covid in Italia di questa ondata, sono persone con età media molto alta, circa 85 anni, e con 4-5 malattie croniche preesistenti. In molti non si sono sottoposti alla quarta dose, infatti i dati in merito sono molto bassi. Inoltre, «possono essere persone che magari non riescono a sviluppare un’immunità sufficiente da vaccinazione: questi due fattori fanno sì che possano morire come conseguenza dell’infezione da Covid». Riguardo i farmaci, in particolare Paxlovid, preferisce non generalizzare: «Personalmente non ho in mano dati che mi consentano di dire che è stato poco prescritto. (..) In questo momento è impossibile dire se fosse stato prescritto o meno alle vittime. Sicuramente, però, un ragionamento su questo va fatto».