La pandemia di covid ha creato di riflesso problematiche anche nei confronti di altri pazienti, a cominciare da coloro affetti da patologie cardiovascolari. E così che negli ultime mesi le morti da infarto sono triplicate rispetto alla media del periodo, complice il fatto che 4 malati su 10 non si recano in ospedale per paura di contrarre il covid. Ovviamente per un malato affetto da patologie al cuore gravi, un ritardo anche di poche ore se non di pochi minuti, può fare la differenza fra la vita e la morte, con tutto ciò che ne consegue. Proprio per questo è partita in questi giorni una campagna nazionale promossa dalla Società Italiana di Cardiologia Interventistica (Gise), per fare in modo che i malati cardiologici gravi tornino in ospedale, garantendo loro cure certe con percorsi dedicati e separati da quelli per i malati covid.
«Le procedure urgenti – spiega al Corriere della Sera Giuseppe Tarantini, direttore dell’Emodinamica e Cardiologia Interventistica dell’Azienda ospedaliera Università di Padova e presidente Gise – vengono effettuate giorno e notte, in tutti i centri di riferimento per il trattamento invasivo delle patologie cardiovascolari. L’ospedale resta luogo di cura e al suo interno viene presa ogni misura necessaria per la prevenzione delle infezioni, proteggendo i pazienti e gli operatori, mediante dettagliati protocolli di sicurezza».
MORTI DA INFARTO TRIPLICATE: “MALATTIE DEL CUORE PRIMA CAUSA DI MORTE IN ITALIA”
Dal 1980 al 2016 la mortalità per malattie cardiovascolari si è più che dimezzata, mentre quella per le malattie ischemiche del cuore e per patologie cerebrovascolari, si è ridotta rispettivamente del 68 e del 73%. Traguardi importanti che rischiano di essere messi in discussione dalla pandemia di covid, tenendo conto che durante la prima ondata si è assistito ad una riduzione dei ricoveri per infarto superiore al 50%, mentre le ospedalizzazioni per patologie varie legate al cuore sono calate di circa il 33%. «Le malattie cardiovascolari – spiega Giovanni Esposito, direttore di Cardiologia, Emodinamica e UTIC dell’Azienda ospedaliera Università Federico II di Napoli e presidente eletto Gise – restano nettamente la prima causa di morte in Italia con 240mila decessi ogni anno e milioni di persone che nel nostro Paese hanno a che fare con problematiche legate alla salute del cuore. La diffidenza dei pazienti – aggiunge – a rivolgersi alle strutture sanitarie, nonostante l’impegno a mantenere attivi tutti i percorsi di diagnosi e cura, di emergenza o urgenza, sta riportando il nostro Paese indietro di 20 anni sul tema della prevenzione delle patologie cardiovascolari».