Qualcosa non torna: nei tristi e drammatici dati Istat sui morti in Italia nel 2020 vi sono delle cifre che rendono tutt’altro che “limpida” la situazione in corso da ormai 12 mesi. Sono 30.048 le vittime in più dello scorso anno non derivanti da casi di Covid-19: un dato inquietante che però ufficialmente non viene spiegato con la pandemia. Sono infatti in tutto 55.576 le vittime positive al coronavirus tra il marzo e il novembre 2020, mentre appunto poco più di 30mila quelle non ufficialmente derivanti dal tremendo virus.



Non si spiega dunque perché “solo” 2/3 dei 85.624 morti registrati negli ultimi 9 mesi, quelli più duri dell’emergenza Covid-19, non siano spiegati dall’elemento più immediato e naturale che si potrebbe pensare. Se lo è chiesto anche il giornalista del Corriere della Sera Federico Fubini che sui dati delle vittime Covid ha affidato un particolare focus: diagnosi non arrivate in tempo, sistemi sanitari al collasso, vittime in casa senza aver possibilità di raggiungere l’ospedale o altro ancora. I motivi possono essere tanti, di certo 30mila italiani non ci sono più rispetto all’anno precedente e non vi è ancora una spiegazione “razionale”.



I DATI ISTAT SUI MORTI NEL 2021

Bisogna dunque “scorporare” quei dati per provare a capirne un po’ di più: e qui ci torna utile Fubini «l’anno scorso la mortalità nel Paese è aumentata del 19% — un po’ sopra il mezzo milione di persone in tutto — ma dietro questa media si nascondono enormi differenze territoriali». Esistono infatti province dove la media delle vittime non è affatto cresciuta (Cagliari, Caltanissetta, Rieti), altre dove il rialzo è davvero minimo (Agrigento, Messina, Reggio Calabria, Vibo Valentia, Matera, Chieti, Salerno, Benevento, Viterbo, Siena); sono invece più che raddoppiati i morti in alcune aree del Paese maggiormente colpito dal Covid, si tratta dell’86% in più rispetto all’anno precedente a Bergamo, 76% Cremona, 62% Lodi, 57% Brescia, 41% Milano.



Dunque come spiegare quei trentamila in più? Il focus del CorSera offre uno spunto a partire dai dati Istat a livello provinciale: «Più alta è la quota di decessi per Covid-19 sul totale dei morti in eccesso, più è chiaro che una regione è riuscita a mantenere le cure anche per le altre malattie»; mentre più è bassa la quota di casi Covid sul totale dei morti e «più i contagiati del virus non hanno avuto un tampone, oppure che i malati di patologie diverse non sono stati più curati (e salvati) come prima». Tenendo conto di queste sottolineature, le Regioni dove meno si spiegano gli aumenti di vittime sono Puglia e Calabria, con la Regione di Emiliano che addirittura conta nel 2020 oltre 2mila decessi in più rispetto al 2019 che non hanno spiegazioni immediate. Abruzzo e Friuli hanno dati quasi minimi per le vittime non di Covid, mentre sulla media nazionale del 65% di mortalità da Covid si situano Lombardia, Liguria, Sicilia, Bolzano ma anche Toscana, Lazio, Umbria, Emilia-Romagna, Veneto, Val d’Aosta.