Per la prima volta nella storia della pandemia di Covid-19, negli Usa, i morti sono per la maggior parte vaccinati, almeno con il primo ciclo. Nel mese di agosto il dato, secondo un’analisi condotta per The Health 202 da Cynthia Cox, vicepresidente della Kaiser Family Foundation, e riportata dal Washington Post, è salito al 58%, mentre un anno prima era al 27%.



“Non possiamo più dire che il Covid-19 è una pandemia di no vax”, ha affermato la dottoressa Cox. La mancata vaccinazione, infatti, è ancora un importante fattore di rischio, ma l’efficacia dei sieri diminuisce nel tempo. Un solo ciclo, dunque, non è sufficiente per evitare il decesso, soprattutto per i pazienti fragili. È per questo motivo che gli esperti stanno incentivando la popolazione a tornare a vaccinarsi per essere nuovamente protetta. Il ricorso da parte degli americani alle somministrazioni dei richiami, tuttavia, continua ad essere lento.



Morti per Covid tra vaccinati: tasso sale a 58%, i motivi

La dottoressa Cynthia Cox, vicepresidente della Kaiser Family Foundation, che ha condotto la ricerca, ha ammesso di non essere sorpresa dal fatto che i morti per Covid-19 tra i vaccinati siano sempre di più. I motivi sono diversi. A questo punto della pandemia, innanzitutto, la maggioranza degli americani ha ricevuto almeno il primo ciclo di vaccini, quindi è normale che le persone vaccinate rappresentino una quota maggiore di decessi.

I vaccini, inoltre, perdono potenza contro il virus nel tempo e intanto emergono nuove varianti che sono in grado di resistere meglio a questi ultimi, per cui sono necessari dei richiami per continuare a prevenire la manifestazione grave della malattia e la morte. La sottovariante BA.5 di Omicron, in tal senso, è diventata dominante a luglio e ha rappresentato in questi mesi la maggior parte delle nuove infezioni. Il ceppo, altamente trasmissibile, ha alimentato un’ondata di nuove infezioni, re-infezioni e ricoveri per tutta l’estate.