Le persone più vulnerabili al coronavirus sono quelle nelle case di riposo. Essendo soggetti fragili, rischiano di pagare le conseguenze più gravi. Lo abbiamo visto in Italia, dove è stato condotto uno studio sulle Rsa da parte dell’Istituto superiore di sanità. Dal terzo report è emerso che sono tra i 6mila e 7mila i decessi avvenuti nelle strutture di ricovero per anziani (Rsa) a partire dal primo febbraio. I sintomi sono stati individuati in oltre il 40 per cento dei morti, ma Graziano Onder del Centro cardiovascolare e invecchiamento dell’Iss ha spiegato che è difficile distinguere tra influenza e Covid-19. I morti corrispondono, inoltre, al 7 per cento del numero complessivo degli anziani residenti nelle Rsa, calcolato in oltre 80mila. Di questi, la maggior parte sono nel Nord Italia e solo un migliaio sono risultati positivi al nuovo coronavirus, la maggior parte a marzo. Tra le criticità finora rilevate nelle Rsa, in particolare la carenza di dispositivi di protezione, la carenza nelle somministrazioni di tamponi e quella di personale.



MORTI RSA E CORONAVIRUS, CASE DI RIPOSO “KILLER” ANCHE ALL’ESTERO

Ma nei giorni scorsi vi avevamo offerto una panoramica sulle morti nelle Rsa dimostrando che si tratta di una tragedia che non riguarda solo la Lombardia. E infatti la Cnn oggi affronta la questione, evidenziando l’emergenza nel Regno Unito. Il governo britannico ha registrato una carenza di dispositivi di protezione individuale a disposizione degli operatori sanitari. Inoltre, i decessi registrati nelle case di cure non sono annoverati nel bilancio generale. I dati di coronavirus confermati o sospetti nelle case di cura britanniche, secondo Pete Calveley (ad della Barchester Healthcare), sono “molto più diffusi”. Ma c’è anche un caso in Canada: i funzionari della sanità pubblica hanno rivelato che quasi la metà dei decessi per coronavirus sono tra i residenti delle case di riposo per anziani. Il focolaio è stato registrato nell’Ontario: ci sono epidemie in quasi mille strutture di assistenza a lungo termine. Anche qui sono scattate diverse inchieste per fare chiarezza sulla situazione.

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