La Procura di Foggia indaga sui decessi di 16 pazienti di un hospice di Torremaggiore nell’ambito di un’inchiesta sulle presunte morti sospette che si sarebbero registrate nella struttura tra il novembre 2022 e il febbraio scorso. Troppi in pochi mesi, secondo l’ipotesi di reato di omicidio volontario che vedrebbe indagato un infermiere del centro per malati terminali che al momento sarebbe stato traferito e destinato ad un altro ambulatorio della provincia. Per l’accusa, l’uomo, un 55enne, avrebbe somministrato un farmaco a base di Midazolam in dosi letali e per questo sono state disposte le riesumazioni: autopsie ed esami tossicologici sulle salme potranno chiarire se sussistano elementi a sostegno dell’ipotesi degli inquirenti.



Difeso dall’avvocato Luigi Marinelli, l’infermiere indagato per le morti sospette nell’hospice del Foggiano respinge lo scenario di “angelo della morte“, negando di aver agito secondo quanto contestato. Il legale del 55enne, riporta Ansa, ha precisato che “il capo di imputazione non è stato neanche, in via provvisoria, formulato dal pubblico ministero ma vi è soltanto la contestazione del capo di imputazione, ovvero omicidio volontario continuato“. I 16 pazienti deceduti, per cui ora si procederà agli accertamenti disposti dalla Procura, erano tutti malati oncologici in fase terminale di età compresa tra 53 e 98 anni. Il caso, riferisce la trasmissione Ore 14, sarebbe stato sollevato dalla Asl di Foggia a seguito di una segnalazione interna alla struttura.



La versione dell’infermiere per le morti sospette in un hospice di Torremaggiore

L’infermiere 55enne respinge le accuse e, attraverso il suo avvocato Luigi Marinelli, nega di aver commesso reati. Saranno le indagini a stabilire se vi siano presupposti per ritenere fondata l’ipotesi di omicidio volontario su cui lavorerebbe la Procura di Foggia, ma nel frattempo l’uomo avrebbe fornito la sua versione dei fatti sostenendo di aver svolto il proprio lavoro nel rispetto di pazienti e protocolli. “Ci siamo fatti tante domande su chi possa aver sporto denuncia – ha dichiarato il legale, riporta Ansa. Il mio assistito ha escluso i familiari dei degenti perché non ha mai trovato parenti che contestassero il suo operato“. Secondo Marinelli, non si esclude che tutto possa essere scaturito da uno “screzio con qualche collega“.



In merito all’ipotesi della somministrazione del farmaco sotto accusa, in dosi potenzialmente letali, ai 16 pazienti poi deceduti nell’hospice tra il 14 novembre 2022 e il 16 febbraio 2023, l’avvocato dell’infermiere indagato ha precisato che il suo assistito avrebbe sempre rispettato la terapia prescritta per ogni singolo malato senza discostarsi mai da quanto indicato dai medici. L’infermiere, si apprende dalle parole del legale, lavorava a Torremaggiore dal 2021 e avrebbe iniziato il suo servizio nel 1997. Ora si attenderanno gli esiti degli esami che saranno eseguiti a seguito delle 16 riesumazioni.