Sarà un Mortirolo da ricordare quello celebratosi in questo Giro d’Italia 2019 e tutto grazie a Vincenzo Nibali. Lo “Squalo” ha infatti infiammato la corsa scattando in salita nella prima parte, quella più difficile, mettendo in difficoltà soprattutto il grande favorito della Corsa Rosa, quel Primoz Roglic che dalla sua parte ha sempre la cronometro di Verona da 34 km. Nibali ha condotto in coppia con il canadese Hugh Carty gran parte della scalata prima di essere raggiunto dal drappello della maglia rosa Carapaz, scortata in carrozza da uno splendido Mikel Landa. In contropiede è poi scattato il colombiao Lopez, confermando la sua attitudine su pendenze proibitive come quelle del Mortirolo. Questo per quanto riguarda i big: il primo a passare sul traguardo posto in cima al Gran premio della montagna è stato Giulio Ciccone, maglia blu di miglior scalatore, scattato questa mattina in fuga per portare a casa il maggior numero di punti in quella che per molti (anche senza Gavia) resta la tappa regina di questo Giro. Ricorderemo tra qualche anno la pioggia battente sul Mortirolo e lo scatto di Nibali che ha mandato in crisi Roglic? Forse, soprattutto se riuscirà a portare a casa il Giro d’Italia…(agg. di Dario D’Angelo)



MORTIROLO, LA SALITA SCOPERTA GRAZIE AD UNA NEVICATA

Se il Giro d’Italia ha conosciuto il Mortirolo, una salita a dir poco “mitica” sui cui la Corsa Rosa torna nella frazione di oggi con arrivo a Ponte di Legno, lo si deve ad uno scherzo del destino. Un aneddoto ricordato da “Il Post” datato 1989: in quell’edizione del Giro l’organizzazione della corsa a tappe si trovò a dover fronteggiare l’impossibilità di affrontare il temibile Gavia causa maltempo. Nella necessità di trovare una salita sostitutiva per indurire una tappa privata della sua montagna regina. Il Post ricostruisce:”Una sera a cena il maestro di sci Mario Cotelli propose a Carmine Castellano, che allora organizzava il Giro, di passare dal Mortirolo, una nuova salita. Il Giro finì per passare lo stesso sul Gavia – in una tappa incredibile e irripetibile – ma Castellano si segnò il nome di quella salita. Due anni più tardi il Giro passò dal Mortirolo. Prima dal versante più facile, poi nel 1991 da quello più difficile”. (agg. di Dario D’Angelo)



MORTIROLO, LA SALITA

Il Giro d’Italia arriva sul Mortirolo. Basta solo una frase di questo genere per accendere l’entusiasmo di milioni di appassionati di ciclismo, trattandosi di una salita che evoca momenti epici di questo sport, che proprio sull’epica delle imprese degli scalatori si può dire sia fondato. Ma se qualcuno non fosse un grande esperto di ciclismo come si potrebbe descrivere il Mortirolo? Intanto dalla sua definizione di salita che vede la sua cima a 1.854 metri sul livello del mare. Il passo del Mortirolo, o passo della Foppa, come ricorda Il Post è un “valico delle Alpi retiche meridionali che sta tra la Valtellina e la Val Camonica, tra le province di Sondrio e Brescia”. Il suo nome, per quanto si possa pensare, non ha nulla a che vedere con la morte ma si rifarebbe alle parole “mortèra” o “mortarium” che dovrebbero descrivere la presenza di uno stagno o la forma concava che si trova in cima al passo.



IL MITO DEL MORTIROLO

Ma perché il Mortirolo è così temuto? Si tratta di una salita “cattiva”: oggi si affronta il versante più duro, 32 tornanti e 12 km di ascesa per una pendenza media del 10% con punte anche del 18%. Una delle caratteristiche rendono il Mortirolo così “pericoloso” per gli uomini di classifica del Giro d’Italia è dovuto anche al suo essere “subdolo”. Da un tornante all’altro, infatti, le pendenze cambiano, sono molto irregolare, si abbassano e si alzano senza soluzione di continuità, impedendo ai corridori di trovare il giusto ritmo di pedalata e complicando la gestione dello sforzo fino in cima. Il consiglio di chi lo ha affrontato è quello di non rispondere agli attacchi con dei “fuori giri”: sprecare troppe energie in un determinato punto della salita può rivelarsi letale, la formazione di acido lattico potrebbe infatti pagarsi a caro prezzo poche centinaia di metri più tardi, con le forze che possono incredibilmente venire a mancare e rendere il Mortirolo realmente un luogo di morte, almeno per la classifica generale. Ma dove nasce il mito del Mortirolo? La sua storia ciclistica è recente: il Giro d’Italia lo ha affrontato per la prima volta soltanto nel 1991, quando si impose Franco Chioccioli. La tappa che lo ha reso “epico” è però quella del Giro ’94, quando un giovanissimo Marco Pantani staccò la maglia rosa Berzin, Miguel Indurain e perfino il suo compagno di squadra Claudio Chiappucci, rendendo chiaro al mondo che si era appena assistito alla nascita di un fenomeno del ciclismo.