MORTO DIKEMBE MUTOMBO: LA NBA PIANGE UN EX CAMPIONE
Lutto nel mondo del basket: è morto Dikembe Mutombo, aveva 58 anni e da tempo combatteva con un tumore. Per gli amanti del basket, e in particolar modo della NBA, Mutombo è stato uno straordinario punto di riferimento negli anni Novanta: una figura iconica e capace di apparire in primo piano in una Lega dominata all’epoca dallo strabordante talento di Michael Jordan e che poi sarebbe passata tra le mani dell’esuberanza fisica – e non solo – di Shaquille O’Neal, l’irriverenza di un giovane Kobe Bryant e tanti altri ancora, da Allen Iverson al sostanzialmente “opposto” Tim Duncan e l’epoca delle grandi dinastie. Mutombo, non particolarmente baciato dal talento come i colleghi di cui sopra, si è però costruito una fortissima reputazione con una dote sopra le altre: le stoppate.
Ogni volta che bloccava in tiro alzava un dito facendo il segno “no”; tutti però lo ricordano per quella celebre frase, “Not in my house”, che ad un certo punto dovette smettere di dire perché avrebbe subito parecchi falli tecnici. Rimase il ditino sventolato in faccia al malcapitato: un gesto di grande simbolismo che Mutombo ha ripetuto parecchie volte in carriera, visto che ancora oggi è il secondo miglior stoppatore ogni epoca dietro Hakeem Olajuwon. Oggi Dikembe Mutombo è morto e noi lo piangiamo per il campione che è stato: come detto, forse non un dominatore ma comunque un giocatore che nella NBA ha – più che ampiamente – saputo fare il suo.
LA CARRIERA DI DIKEMBE MUTOMBO
Dikembe Mutombo è morto: nato nell’allora Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo, voleva fare il medico e aveva vinto una borsa di studio a Georgetown, ma fu reclutato per giocare a basket e al college trovò un certo Alonzo Mourning con il quale dominò nel pitturato. Le sue prestazioni gli valsero la quarta scelta assoluta al draft NBA 1991: con i Denver Nuggets fece parte della squadra che, prima di sempre nella storia, da testa di serie numero 8 eliminò la numero 1, che era Seattle, al primo turno dei playoff. Nel 1996 passò ad Atlanta, ma le soddisfazioni come risultati arrivarono in seguito: Mutombo ha giocato due finali NBA, la prima con Philadelphia e la seconda con New Jersey.
Una persa contro i Los Angeles Lakers ma infliggendo a Kobe&Shaq l’unica sconfitta nei playoff, nell’iconica gara-1 allo Staples Center in cui Allen Iverson segnò 48 punti; l’altra contro San Antonio, che aveva già messo in piedi quella che poi sarebbe diventata una dinastia fatta e finita. Ritiratosi dopo gli anni di Houston, Dikembe Mutombo ha messo in piedi la fondazione che porta il suo nome per aiutare a migliorare le condizioni di vita nella Repubblica Democratica del Congo; nel 2015 è stato indotto nella Hall of Fame della NBA. Se lo meritava: è stato per quattro volte miglior difensore dell’anno, un record che condivide con Ben Wallace, per otto volte è stato scelto per l’All Star Game, più tante altre cose. Ci mancherà.