Un uomo ha raccolto fiori di zafferano “bastardo”, per poi cucinarlo e morire intossicato. Una vicenda drammatica che ci giunge da Travesio, in provincia di Pordenone (Friuli Venezia Giulia), e che ha visto la morte di un 61enne del posto, avvelenato dopo aver ingerito il cibo “proibito”. L’uomo aveva deciso di fare una passeggiata nei prati vicino a casa, per poi raccogliere dell’aglio selvatico con l’obiettivo di usarlo per condirci la pasta. Peccato però che insieme abbia colto anche il colchico d’autunno, un fiore molto simile allo zafferano (da qui appunto il soprannome di zafferano “bastardo”), altamente velenoso.
Tornato a casa e dopo aver cucinato il piatto di pasta, il 61enne ha iniziato a sentirsi molto male per poi finire ricoverato. Il decesso, come riferisce IlFattoQuotidiano, è avvenuto presso l’ospedale di Pordenone dove si trovava da qualche giorno, e a nulla sono valse le cure dei medici, che le hanno provate tutte per salvarlo.
MORTO DOPO AVER INGERITO ZAFFERANO BASTARDO: “DIECI MG DOSE MORTALE”
“Il colchico d’autunno – ha spiegato la dottoressa Donata Favretto, professore di medicina legale e tossicologia dell’Università di Padova, parlando con i microfoni del Corriere della Sera – ha i petali color violetto e i pistilli arancio scuro che sembrano quelli dello zafferano, ma bisognerebbe sempre ricordare che lo zafferano vive nei paesi caldi e non in montagna. È una pianta tipica dell’area mediterranea e dell’Asia minore, non delle nostre montagne”. Un fiore in gradi di uccidere un uomo nel giro di pochissimo tempo, come appunto avvenuto nel caso dello sfortunato 61enne di Pordenone: “Basta un quantitativo piccolo, le classiche erbette per fare il risotto. Dieci milligrammi sono già una dose tossica, se non mortale”. Una volta ingerito lo zafferano “bastardo”, la vittima aveva avvertito dei fortissimi dolori, ma pensando che fossero ‘residui’ del covid di cui da poco era guarito, non si era preoccupato più di tanto. Solo in seguito è stato ricoverato, ma ormai era troppo tardi.