«Prima pensavo ogni giorno ad ammazzarmi, con Dio ho ritrovato la voglia di vivere. È un miracolo che possa avere dei figli e andare a dormire con la coscienza pulita»: a raccontarlo a “Vatican News” è Andrea Giorgetti, un ex imprenditore accolto e salvato dalla Comunità Cenacolo di Roma, dove ieri è andato in visita Papa Francesco in vista del Santo Natale.



Oggi è responsabile della Fraternità Buon Samaritano della Comunità Cenacolo di Roma, ma per anni il suo unico pensiero era quello di togliersi la vita: lo ha “tenuto in vita” solo 10 grammi di cocaina al giorno, spendendo fino a 1000 euro a settimana e devastandosi completamente. Nella chiacchierata fatta col Papa – e riportata oggi dai media vaticani – l’imprenditore ha raccontato il suo lunghissimo “percorso a ostacoli” prima di uscire dal grave tunnel di depressione e droga: «dipendenza, menzogna, inconcludenza, istinti suicidi, solitudine, una depressione sparata», questo ha raccontato il 50enne che oggi si dice semplicemente «felice» dopo l’incontro con Dio. Accoglie i pori e gli indigenti nella Comunità Cenacolo appena fuori Roma, con gesti umili e semplici li accompagna e dà conforto: «ma prima ero un pazzo scatenato», spiega ancora l’ex imprenditore ai media della Santa Sede. «Ho imparato che le cose vanno fatte dalla A alla Z, a fare tutto fino in fondo perché prima con la cocaina non riuscivo a concludere nulla», sottolinea Andrea, ex imprenditore finito sul lastrico, con due aziende fallite, e approdato una ventina d’anni fa nella Comunità fondata da madre Elvira Petrozzi nel 1983.



LA CONVERSIONE E LA FELICITÀ IN DIO

«Sono arrivato in questo posto e non mi sono sentito giudicato, mi hanno solo abbracciato e detto: ‘Dai, che ce la puoi fare anche te», ha raccontato ancora Andrea Giorgetti a “Vatican News” ancora commosso dopo aver visto i suoi figli accogliere Papa Francesco all’interno della Comunità. «Mi viene da piangere quando racconto che posso andare a letto e stare con loro, sentirmi chiamare babbo a quest’età… A volte non mi rendo conto di che miracolo sia. Soprattutto è un miracolo che vado a dormire con la coscienza pulita, non l’ho avuta per anni. Trascorrevo le notti nel male, nella menzogna, nelle schifezze», racconta il responsabile odierno della Comunità Cenacolo romana. Come ha detto ieri Papa Francesco visitando la struttura, serve «Non avere paura della realtà, della verità, delle nostre miserie. Non avere paura perché a Gesù piace la realtà come è, non truccata, al Signore non piace la gente che si trucca l’anima, che si trucca il cuore. Aiutate tanti giovani che sono in situazioni come la vostra. Abbiate il coraggio di dire: ‘Pensa che c’è una strada migliore’». La “lezione” sembra davvero stata incarnata da Andrea e riproposta ai tanti che ora assiste: «Noi qui accogliamo tutti, senza chiedere soldi o credenziali. E a tutti quelli che vengono qui – soprattutto tossici e alcolizzati – proponiamo lo stesso stile di vita. Una vita semplice, in cui è la preghiera la ricchezza. Non siamo un ospedale che togliamo via la cocaina o l’alcol dalla vita della gente, ognuno ha la sua terapia e i suoi problemi. Noi facciamo anche dei colloqui, non sbattiamo subito in faccia una realtà, la nostra è una proposta». L’unica vera cosa da proporre al prossimo, prima di tutto, è l’incontro con Dio: «Si può anche smettere con le sostanze, ma non serve a nulla se non si conosce questo amore. Qua facciamo tanto lavoro di amore per gli ultimi…». Fa impressione a leggere come l’oggi 50enne racconta del suo incontro intimo e profondo con il Mistero: «penso di averlo conosciuto Dio e di aver imparato a portare la croce con dignità. Vorrei che questo accadesse anche ad altri. Io sto in questi 1000 mq ventiquattr’ore su ventiquattro, non mi muovo mai. Non è che se mi arriva un ragazzo che sta male, alle 18 stacco… Spero che tutti, come me, vedano che è possibile salvarsi la vita. Io qui ho visto tanti miracoli: non parlo di ciechi che rivedono o di uno che si alza dalla sedia a rotelle, ma ho visto tanti disperati che piano piano, con una pacca sulla spalla, un sorriso o una semplice preghiera, vanno avanti. Sono vivi, hanno creato famiglie e fatto cose belle, ma soprattutto hanno voglia di vivere. Io non ce l’avevo, ora sì».

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