Le mosche morte potrebbero essere trasformate in bioplastica, secondo i ricercatori. La scoperta è stata presentata al meeting autunnale dell’American Chemical Society e potrebbe servire a trovare fonti di polimeri biodegradabili che non abbiano altri usi concorrenti. “Per 20 anni, il mio gruppo ha sviluppato metodi per trasformare prodotti naturali – come glucosio ottenuto dalla canna da zucchero o dagli alberi – in polimeri degradabili e digeribili che non persistono nell’ambiente”, ha spiegato il ricercatore principale, Karen Wooley, della Texas A&M University, “Ma quei prodotti naturali vengono raccolti da risorse che vengono utilizzate anche per cibo, carburante, costruzioni e trasporti”.



Un collega le ha suggerito di utilizzare i prodotti di scarto rimasti dall’allevamento di mosche soldato nere. Infatti, le larve delle mosche contengono proteine e altri composti nutritivi: queste vengono allevate per l’alimentazione animale. Tuttavia, le mosche adulte sono meno utili e vengono scartate dopo la loro breve vita.



Il prodotto utilizzato nei terreni

Come spiegato ancora dai ricercatori, la chitina, un polimero a base di zucchero, è un componente importante delle mosche e rafforza il guscio di insetti e crostacei. Già i gusci di gamberi e granchi sono già utilizzati per l’estrazione della chitina: la polvere di chitina proveniente dalle mosche, però, sembrava più pura di quella dei crostacei e potrebbe evitare preoccupazioni per le allergie ai frutti di mare. Il team ha creato un idrogel in grado di assorbire 47 volte il suo peso in acqua in un solo minuto proprio dalle stesse mosche.

Questo prodotto potrebbe essere utilizzato nei terreni coltivati per catturare l’acqua delle inondazioni e quindi rilasciare lentamente l’umidità durante i periodi di siccità. Wooley ha spiegato ancora: “Qui in Texas, siamo costantemente in una situazione di inondazione o siccità, quindi ho cercato di pensare a come possiamo creare un idrogel superassorbente che possa risolvere questo problema”. Grazie a questa scoperta, gli scienziati sperano di creare presto bioplastiche che possano smettere di alimentare il problema dell’inquinamento da plastica.