IL DECRETO SICUREZZA E L’EMENDAMENTO SUI RITI ISLAMICI IN ITALIANO: COME FUNZIONA, PARLA IL LEGHISTA IGOR IEZZI
Assieme alla collega Laura Ravetto in Commissione Affari Costituzionali, il leghista Igor Iezzi negli scorsi giorni ha presentato un emendamento al Decreto Sicurezza in discussione alla Camera, destinato subito a far discutere per l’intento di limitare l’espansione del fondamentalismo islamico. Iezzi e Ravetto propongono di imporre l’obbligo della lingua italiana per celebrare i riti all’interno delle moschee islamiche, suscitando polemiche nel campo delle opposizioni e nelle associazioni musulmane.
Intervistato da “La Verità”, Iezzi spiega come il pacchetto sicurezza non preveda limitazioni alla libertà di culto: «la liturgia si farà sempre in arabo», spiega il deputato e capogruppo della Lega in Commissione Affari Costituzionali, a divenire obbligatorio in italiano sarà invece l’omelia, la predica. Secondo il leghista, spesso anche nel recente passato «le prediche contengono istigazioni alla guerra santa, come avvenuto a Torino, o semplicemente propagandano valori non occidentali, come la superiorità dell’uomo sulla donna». Entrando poi nello specifico dell’emendamento al Dl Sicurezza, la predica in italiano all’interno dei riti islamici è un’occasione di più facile monitoraggio delle forze dell’ordine che possono segnalare «frasi sensibili alle autorità»: per Iezzi il tema però non è solo il controllo del pericolo fondamentalismo, ma anche un discorso di integrazione, «le moschee dove non si parla italiano si autoescludono dal resto del mondo. E questo è inaccettabile».
IEZZI (COMM. AFFARI COSTITUZIONALI): “PRESTO IL REATO DI INTEGRALISMO, ECCO PERCHÈ NON È UN REATO DI OPINIONE”
Sempre nella lunga intervista a Federico Novella su “La Verità”, il deputato della Lega esclude un principio di incostituzionalità nel proporre l’obbligo della lingua italiana nelle moschee: secondo Igor Iezzi, è contro la Costituzione il continuare a non intervenire, «continuando ad accettare che in Italia vi siano luoghi di culto inaccessibili. Serve una lingua franca, per rendere la moschea realmente inclusiva», e tale lingua non può che essere l’italiano secondo il parlamentare della Lega.
Ma nel pacchetto sicurezza non trova spazio solo l’imposizione della lingua italiana come predica nelle moschee, il tema del fondamentalismo è affrontato anche in un altro emendamento sempre messo a punto con la collega del Carroccio Laura Ravetto. Iezzi lancia il reato di “integralismo”, utile per impedire «che un certo estremismo dilaghi nel nostro Paese: una pena più severa per chi propaganda idee inaccettabili, come la pena di morte per l’omosessualità, per l’apostasia o l’adulterio». La Lega punta a ridurre al minimo il rischio di fondamentalisti cresciuti nel nostro Paese, col rischio però di avallare reati simili a quelli d’opinione: per il deputato tale pericolo non esiste in quanto verranno punite solo le parole che producono «concretamente violenza e discriminazione, cioè che mettono seriamente in pericolo l’incolumità altrui». Il pacchetto sicurezza non scrive al proprio interno lo specifico riferimento alla religione musulmana (vale per tutti i culti che non hanno siglato intese con lo Stato italiano), ma è chiaro – conclude Iezzi – che l’Islam «non ha una struttura gerarchica, e i suoi rappresentanti in Italia non hanno mai voluto siglare accordi con lo Stato. Ecco perché occorre intervenire con nuove leggi».