DOPO LE RIVOLTE IN FRANCIA: I “CAMPI ESTIVI” DALLA BANLIEUE ALL’ALGERIA
Dalle banlieue all’Algeria per avvicinare i giovanissimi alla cultura e alle usanze dell’Islam. Non sono bastate le ormai “cicliche” rivolte della popolazione in Francia negli ultimi anni contro lo Stato: dai “gilet jeune” fino all’ultima rivolta (quasi guerriglia) per la morte del 17enne Nahel durante un posto di blocco (forzato dal ragazzo fermato senza patente su un’auto di lusso). È in particolare in quest’ultima emergenza, non del tutto conclusa nelle piazze francesi, che è emersa ancora una volta una tensione insostenibile all’interno delle periferie di Parigi e delle grandi metropoli di Francia, le cosiddette “banlieue”
Astio, odio, rivalsa e violenza dominano in molti di quei quartieri da anni sofferenti di disagio e povertà: come se non bastasse, l’integrazione già piuttosto complessa è messa a dura prova dal senso di forte appartenenza che molti cittadini delle banlieue provano con i propri Paesi d’origine, su tutti l’Algeria e la Tunisia. Sono le stesse moschee – rivela “il Giornale” citando le informazioni della Grande Moschea di Parigi – a sovvenzionare i ragazzini e bambini delle banlieue, sfruttando la pausa estiva dalla scuola, per mandarli come “campi estivi” in Algeria.
FRANCIA, ALLARME INTEGRAZIONE: COSA CONTINUA A NON FUNZIONARE
«Il 17 luglio un primo gruppo di 160 bambini è arrivato a Orano per una vacanza al mare di 12 giorni a Mostaganem. Ne partiranno altri. Nel complesso, 900 ragazzini», scrive Francesco De Remigis confermando l’impressione già esplosa durante le rivolte “per” Nahel, l’integrazione tra Stato francese e popolazione immigrata (anche di seconda o terza generazione) è tutt’altro che solida.
Le “colonie estive” in Algeria sono un percorso scelto dalle mosche, tanto da sovvenzionarle, per potere avvicinare quei ragazzi in vacanza alla loro «prima e unica patria», come rivendica con orgoglio il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune. «Vacanze in Algeria per avvicinarli alla cultura dell’Islam», così viene definita l’operazione moderata dal rettore della Grande Moschea di Parigi, Chems-Eddine Hafiz, lo stesso che più di una volta ha attaccato il Governo Macron per non essersi scusato abbastanza sui crimini del colonialismo francesi. «I nostri figli che vivono in Francia, sono contento di far loro scoprire l’Algeria», ha detto Tebboune lo scorso giovedì telefonando l’imam di Parigi per ringraziarlo. Per il presidente della Federazione del nord della Francia della Grande Moschea di Parigi, Abdelkader Aoussedj, l’operazione dei “campi estivi” in Algeria «rafforza i legami delle nuove generazioni della comunità con il loro Paese». L’allarme è bello che servito: come può migliorare ed avere successo un’integrazione per le giovani generazioni delle banlieue se alla base si cerca in ogni modo di non vedere riconosciuta la Francia come “vera patria”, sostituita dall’Algeria e o da altre nazioni musulmane che “soffiano” sul fuoco del fallimento di questa stessa integrazione?